martedì 3 aprile 2012
Spesso si scrive in base a conoscenze all'ingrosso, e il risultato lo rispecchia. Su "L'Unità" per esempio (27/3, p. 42) Roberto Carnero racconta il libro "Cercando Gesù" (Ed. Piemme) di monsignor Vincenzo Paglia e Franco Scaglia. Articolo dignitoso, pur con qualche sbrigatività storica, ma con questo titolone: "Quel che resta delle parole di Cristo". «Quel che resta»? Qualche scampolo, forse… Chi ha pensato il titolo immagina come una stagione di "saldi" per chiusura locali? È libertà, certamente, ma con due osservazioni. La prima oggettiva: il libro non è per nulla su questa linea, quindi quel titolo lo tradisce. La seconda: molti, liberamente e con i due Autori del libro, ricordano che proprio Cristo ha detto ai suoi allora, e ripete anche oggi: «Le mie parole non passeranno!» (Mt 24,35). Altro esempio illustre di scrittura all'ingrosso. Domenica "Corsera" (p. 37) Sergio Romano sulla visita del Papa a Cuba. Premetto che il "Corsera" a proposito della visita del Papa nell'isola caraibica ha svolto un servizio eccellente, senza previsioni di curiosità eccentriche o concessioni a false leggende dure a morire, come la scomunica di Giovanni XXIII a Castro. È noto però – ed è libertà – che Romano non ha grande considerazione, in positivo, per Chiesa e Papi in genere. E allora? Eccolo, testuale: «Rispondo che il viaggio… a Cuba sembra provocare imbarazzo e disagio in buona parte del mondo cattolico». Domanda: Sergio Romano è sufficientemente addentro alla realtà del «mondo cattolico»? O data la "cattedra" da cui sempre scrive, corre il rischio di pensare in automatico che «il mondo», anche quello «cattolico», sia fatto a sua immagine e somiglianza? Più la seconda che la prima…
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