domenica 5 marzo 2017
Due nascite e due morti tutte quattro "innaturali" nella settimana appena trascorsa: sui giornali si è discusso sulle loro liceità e sui problemi etici che tutte sollevano e concludendo in maggioranza, come ormai per ogni nuovo desiderio, sui "diritti" che esse rappresenterebbero. Questioni importanti di natura più politica che medica e ormai note, ripetute, accettate o rifiutate come tali. Sono specialmente le morti che sollevano questioni di dignità, mentre sono assai meno discusse le nascite nonostante la loro commercializzazione.
Insomma: morire per riscattare la propria dignità perduta o (far) nascere per attribuire la genitorialità ai genitori fasulli sottraendola alle madri "biologiche". Che orrendo aggettivo questo, se i "padri commerciali" ne hanno bisogno, ma per un figlio comprato da un utero in affitto è orrenda anche la qualifica di «bandiera dei diritti civili» (il manifesto, 2 marzo). Il problema, irrisolto e aggravato dalla cultura laicista, è quello della dignità, cioè della grandezza intangibile del morente, esclusa dal laicismo e invece valorizzata nella visione cristiana dell'uomo creatura di Dio. Creatura che di umanità è più ricca nella povertà, nella malattia, nella morte accettata e non cercata.
Una dignità che è palese nei figli dell'amore coniugale, in cui il matrimonio manifesta il massimo livello di somiglianza a Dio (Ermes Ronchi). E invece è offesa dallo squallore della catena di smontaggio dei suicidi o nel costruire un figlio da un seme o da un ovulo di "seconda mano" o se lo si abortisce o, se mostra difetti di fabbricazione, quando è respinto alla fattrice. Secondo il Corriere della Sera «il rischio [di simili esiti] è creare la “cultura dello scarto”, come dice il Papa». Il Tempo presenta «il farmaco che uccide» spiegando che «si ordina sul web» e «come assumerne dosi letali». Per la Repubblica «questioni come la libertà delle coscienze e il rispetto della volontà individuale sono trascurate dalla grande politica...». Il Fatto Quotidiano, infine, definisce il povero Dj Fabo «rifugiato politico» e descrive l'ambiente della Dignitas in Svizzera così: «Una casetta di lamiera azzurra sovrastata da capannoni. E poi l'albergo luccicante dove incontri manager, coppiette e persone che vogliono trascorrere l'ultima notte... E proprio accanto le finestre aperte di una "casa chiusa"...».

INVECE INCIVILI
Su Repubblica una rubrica s'intitola «Invece Concita» (De Gregorio) perché racconta esperienze dei lettori. Martedì una storia s'intitolava «Liberi di nascere, liberi di morire»: lo sarebbe chi «scappa dall'Italia incivile» per comprare un figlio o un suicidio assistito o l'eutanasia dei bambini. Invece l'Italia è incivile, semmai, per gli aborti di Stato, gli embrioni in frigo per decenni, le sentenze creative che approvano le inciviltà straniere e le impossibili nozze gay, tutte cose gradite agli espatrianti.
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