sabato 5 novembre 2022
Bartolomeo Sorge, gesuita “integrale”: è morto il 2 novembre 2020, “defunto” con un particolare in più: passato dalla “Compagnia di Gesù” celebre, ma transitoria nella sua vita terrena, alla compagnia di Gesù definitiva ed eterna. Una specie di beatitudine anticipata, che lui manifestava con il suo perenne sorriso di accoglienza e amicizia fin dal primo incontro. Quel sorriso e le sue mani tese in un gesto di amicizia ora campeggiano anche in copertina del libro di Maria Concetta de Magistris, che al suo nome aggiunge come titolo I sogni e i segni di un cammino. Il suo cammino di vita era iniziato a Rio arina, Isola d’Elba, nell’anno 1929, e lui a 17 anni è gesuita, a 29 prete. Ben presto si segnala come esperto in questioni sociopolitiche e cresce a sorpresa: dal 1973 al 1985 è direttore della Civiltà Cattolica, illustre da decenni: 12 anni, libero e fedele sempre. Arriva il 1985, anno di cambiamenti notevoli nella Curia romana e nella Chiesa italiana, e lui appare scomodo per potenti e prepotenti, incontra Giovanni Paolo II che gli rivela come nelle intenzioni di Giovanni Paolo I, trovate scritte alla sua morte, sarebbe stato destinato alla sua successione nella Chiesa di Venezia. In quell’anno riceve l’incarico di dirigere a Palermo il Centro Studi Sociali dell’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe, ex superiore generale della sua Compagnia di Gesù. Seguono anni di presenza sociale e di lotta autentica contro il fantasma purtroppo realissimo della mafia. Per parecchio tempo deve avere una scorta di protezione, ma il suo sorriso non cambia mai. Dal 1997 al 2009 dirige anche a Milano Aggiornamenti sociali, e poi la rivista Popoli. Intanto pubblica opere preziose tra cui La ricomposizione dell’area cattolica in Italia (1979) e altro anche notevole per mole e contenuti: nel 1993 I cattolici e l’Italia che verrà. È venuta. Nel 2006 Introduzione alla dottrina sociale della Chiesa, e nel 2010 La traversata. La Chiesa dal Vaticano II ad oggi. Ancora: nel 2014 un titolo significativo: Gesù sorride. Con Papa Francesco oltre la religione della paura. Di nuovo il sorriso… Nel 2017 Brevi lezioni di dottrina sociale. E ancora nel 2019 un titolo per allora a sorpresa: Perché il populismo fa male al popolo: le deviazioni della democrazia e l’antidoto del popolarismo. Pare un’ammonizione anche per un oggi pericoloso e ingannevole…Lui, ritirato all’Aloisianum di Gallarate, lunghe ore di preghiera, devotissimo di Gemma Galgani, risponde sereno a chi lo cerca al telefono: fino agli ultimi giorni anche la voce sorride. E mi torna in mente un ricordo di 30 e più anni orsono: durante un Congresso politico, cui ero presente come giornalista di Paese Sera, ci trovammo insieme a conversare, lui con Flaminio Piccoli e io con Ciriaco De Mita, e al momento dell’incrocio furono sorrisi e saluti. Ancora Sorge: gli scritti passano, come gli anni, ma il sorriso resta. Ogni volta che ci siamo sentiti o incontrati, fino agli ultimi giorni per telefono, mi ricordava che durante la solenne presentazione di un libro celebre avevo esposto con chiarezza il mio dissenso da alcune affermazioni, pur “illustrissime”, ma mentre quasi tutti erano visibilmente scandalizzati, l’Illustrissimo in persona, con il sorriso anche lui sulle labbra, riconobbe la ragione del mio dissenso in quella circostanza giusto. L’illustrissimo era Joseph Ratzinger ancora cardinale, che sorridendo ammise: «Talora la poltrona su cui si siede ci fa automaticamente cambiare opinione, senza che ce ne rendiamo conto». Sorrideva il cardinale Ratzinger, ammirevole come sempre – incontrato nei primi giorni del Concilio come teologo al seguito del cardinale Frings, e sorridevamo anche noi. Ogni sorriso vero dovrebbe essere contagioso. Colpa nostra se non lo è! © riproduzione riservata
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