giovedì 28 febbraio 2008
Lupus scommessa. Ieri "Avvenire" e "Giornale" sul libro "Padre Pio, l'ultimo sospetto", in cui i colleghi Saverio Gaeta e Andrea Tornielli fanno a pezzi lo stralodato volume dello "storico" (virgolette d'obbligo) Sergio Luzzatto, che ebbe valanghe di recensioni in ginocchio, ma in realtà è uno sterminato mosaico di "tessere" cercate e organizzate per presentare l'intera vicenda di Padre Pio come sintesi di tutti i vizi italiani e cattolici, falsità, isteria incantatrice, simonia con smercio di cose sacre, velenosa suggestione di coscienze ignoranti, fiancheggiamento del nazifascismo e persino della violenza di classe che fa strage di poveri e sfruttati. Il tutto è costruito esibendo un'infinita serie di note e rimandi che, verificati spesso, non c'entrano nulla, ma fanno scena e danno credibilità alla "macchina" tutta tesa non solo a distruggere padre Pio, ma a coinvolgere la Chiesa che, beatificandolo e canonizzandolo, tradisce se stessa. Ebbene: il libro di Gaeta e Tornielli smaschera una per una le accuse, dimostrandone inconsistenza e pregiudizio. Nient'altro? Una cosa: nelle tante pagine sul contrasto tra Papa Giovanni e Padre Pio, Luzzatto cita una sola volta (p. 369) e in caratteri piccoli rispetto al testo, la frase essenziale del Papa: si vera sunt quae referuntur («se sono vere le cose riferite»). Ebbene: è certo che le cose riferite erano false, ma Luzzatto in quell'unica piccola citazione scrive referentur, con un errore di latino. Chiaro: l'occhio del "ricercatore" guardava altrove, non ai veri documenti. La scommessa? Sul nuovo libro ci sarà silenzio di tomba"
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