venerdì 7 ottobre 2022
Il fascino della cultura scandinava, e diciamo pure di una certa tradizione protestante, è stato grande presso i cattolici più inquieti, e anche i non-credenti ne hanno avuto molto da arricchirsene. In Italia c'è sempre stata una forte attenzione per quelle letterature e anche, un po' meno, per quel il cinema, per Victor Sjöström e Carl Theodor Dreyer e più tardi per Ingmar Bergman. Assai meno noto è il nome di un grande regista teatrale e cinematografico, Alf Sjöberg, che fu tra l'altro il maestro di Bergman a cui commissionò le prime sceneggiature. I suoi film più noti sono l'adattamento al cinema della Signorina Giulia di Strindberg (il titolo italiano del film fu La notte del piacere), con Spasimo, scritto da Bergman, sul malefico potere di un professore su una coppia di adolescenti, ma mi ha commosso, visto in qualche retrospettiva, Solo una madre. Che adattamento di un bel romanzo populista del primo Novecento, e soprattutto un film che vidi da ragazzino e di cui ho trovato più tardi solo una persona che se ne ricordasse, Franco Fortini. Era Strada di ferro, titolo italiano di La via verso il cielo, 1944, che adattava una famosa sacra rappresentazione moderna, scritta e diretta e interpretata tante volte a Pasqua da Rune Lindström, che fu caro come attore anche a Bergman (che di quel film riprese molte suggestioni nel Settimo sigillo). Narrava di un giovane contadino la cui ragazza, dopo un'epidemia, era accusata di stregoneria. Il giovane si incamminava verso il cielo per chiederne ragione a Dio, ma prima di riuscirci doveva superare tentazioni e pericoli. Sjöberg diresse anche un bell'adattamento del Barabba di Pär Lagerkvist, nel 1953, che fu poi rifatto in Italia in chiave di superkolossal. E sì, anche Lagerkvist è un dimenticato, nonostante il Nobel e nonostante romanzi come Il nano e La sibilla, recuperabili ora grazie a Iperborea. Di Lagerkvist si legga anche il bellissimo pamphlet La mia parola è no e il suo libro più dimenticato e coinvolgente, Il sorriso eterno, ancora Iperborea: dialoghi tra morti, in un aldilà in cui si vive di ricordi, e ogni morto ha la sua storia da raccontare.
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