martedì 6 settembre 2016
Il pezzo forte è il gombo, che ha l'aspetto di un peperone verde e che in Africa è la base per salse e condimenti. Non è esattamente un ingrediente delle lasagne, ma viene coltivato a pochi chilometri da Bologna, in Valsamoggia. È l'Orto Africano dell'Arca di Noè, cooperativa sociale nata da Caritas quindici anni fa. O meglio, l'idea è dei 27 richiedenti asilo dell'Africa occidentale ospitati nel Cas (Centro accoglienza straordinaria) di Crespellano. «I tre appartamenti della struttura – racconta Giulia Bommaci dell'Arca di Noè – si trovano sui terreni dell'ex azienda Beghelli e sono attivi dal maggio 2015 dopo anni di abbandono. All'esterno vi era un ampio spazio verde: in un'assemblea con i profughi abbiamo discusso le varie proposte, puntando infine sull'orto». Da qui la scelta di coltivare gombo, patate, mais, frutta e verdure di stagione, trasformando un'area prima coperta solo di erbacce in un'occasione di impiego per i richiedenti asilo e di incontro con la Valsamoggia. Un alleato decisivo è stato il presidio locale di Slow Food: «Ha finanziato l'impianto di irrigazione a goccia e ha tenuto un corso di formazione per spiegare ai ragazzi alcune tecniche di coltivazione e la stagionalità della valle, diversa da quella del Continente nero. D'altro canto si è deciso di mantenere alcuni metodi africani, come la piantagione a quadrante anziché quella a filare, tipica italiana». Per assaggiare i frutti della strana sperimentazione, appuntamento a Torino, il 22-26 settembre, a Terra Madre Salone del Gusto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI