giovedì 17 luglio 2014
Repubblica (14/7, p. 30): «Quando l'ora di religione aiuta il senso critico». Un lettore: «Mia figlia non è battezzata e oggi, in età adulta, credo sia atea. Eppure da bambina scelse di sua volontà di essere presente all'ora di religione cui partecipava (…) discutendo, contestando. A detta dell'insegnante l'unica per cui valesse di fare lezione». Discorso complesso. Capita – e anche spesso – che alunni che si dichiarano non credenti non solo prendano parte all'ora di religione, ma anche che siano molto interessati. In altri tempi, in un'altra scuola, capitò spesso anche a chi scrive che partecipassero vivamente alle lezioni studenti che all'epoca venivano detti "esonerati". Ricordi anni 70: di fuoco nelle scuole. Alla prima lezione al liceo statale Kennedy, di Roma, un'intera classe mi accolse battendo i libri sui banchi e recitando forte: «La religione è l'oppio del popolo!». Poi le cose cambiarono in meglio, ma la bella avventura durò solo 9 anni... Per caso mentre stavo per scegliere cosa scrivere mi ha chiamato Roberto B., oggi avvocato, alunno 35 anni fa sempre problematico e interrogante, per dirmi che ha composto un testo teatrale su San Francesco, e vuol farmelo vedere. Non direi mai, però, che valeva la pena di fare lezione solo per quelli come lui: comunque, un grande compito!
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