sabato 9 marzo 2019

Se in Italia le attività di lobbying continuano ad essere demonizzate, in Europa al contrario si prova a regolamentarle per renderle trasparenti. Soltanto 4 voti di scarto hanno consentito infatti al Parlamento europeo, il 31 gennaio scorso, di approvare il pacchetto di emendamenti sulle regole di procedura stilato dal socialista britannico Richard Corbett, che ha introdotto l’obbligo per gli eurodeputati con responsabilità nel procedimento legislativo - ovvero i relatori di maggioranza e di minoranza, nonché i presidenti di commissione - di rendere pubblici tutti i loro incontri con lobbisti e portatori di interesse. Questa innovazione normativa rappresenta, in apparenza, un piccolo passo in avanti. In realtà si tratta di una decisione storica: è la prima misura di trasparenza obbligatoria delle lobbies applicata ai parlamentari europei, introdotta nel regno della sovranità popolare (finora gli unici ad avere obblighi di pubblicità degli incontri erano gli esponenti di vertice della Commissione europea).
Il suo valore è più simbolico che pratico, visto che si tratta di un Parlamento "scaduto". Ma contiene un segnale politico forte e chiaro: Bruxelles deve diventare sempre più una "casa di vetro", perché questa è la strada principale per costruire nei cittadini europei un maggiore livello di fiducia nelle istituzioni comunitarie.
È un segnale interessante anche per il nostro Paese, dove (non a caso) la regolamentazione dell’attività di lobbying è sostanzialmente ferma all’anno zero. E dove anche l’ardito esperimento fatto dalla Camera dei Deputati – che dal 2017 si è dotata di un registro dei lobbisti e di una tenue regolamentazione dei loro rapporti con gli onorevoli, solo all’interno del Palazzo – è sostanzialmente fallito.
Se nessun risultato è stato raggiunto in Italia dopo decenni di dibattiti e centinaia di disegni di legge presentati, vuol dire che serve (come in molti altri ambiti) un "vincolo esterno". In altri termini: l’unico modo per garantire nel nostro Paese un’adeguata trasparenza all’azione dei lobbisti è "costringere" il nostro legislatore a regolamentarne l’attività. L’ideale sarebbe avere un regolamento europeo, da applicare necessariamente in tutti i Paesi dell’Unione e in tutte le istituzioni rilevanti. È soltanto un sogno?
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@FFDelzio

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