giovedì 28 marzo 2013
Libertà di opinione e di stampa vanno insieme, ma capita di trovare in pagina opinioni presentate come fatti e allora occorre senso critico che non si lascia… «abbindolare», termine un po' sprezzante che l'8 febbraio scorso sulla "Stampa" (p. 2) era usato così: «Se gli italiani non si facessero più abbindolare, la Chiesa dovrebbe dichiarare fallimento». «Abbindolare»? Firmava "Jena", nome d'arte di un collega di lungo corso, sempre un po' settario. Il ritaglio mi torna sotto gli occhi mentre vedo su Tv2000 l'udienza di ieri mattina in una piazza San Pietro gremita di giovani entusiasti di tante nazionalità. Tanti, e non solo «italiani» si fanno ancora «abbindolare» da questa Chiesa, e ovviamente certi colleghi restano liberi di travestire da fatti le loro opinioni. Prosit! A questo proposito l'altro ieri sul "Giornale" (p. 15) anche Marcello Veneziani fin dal titolo diceva la sua così: «La sfida di Francesco: salvare la Chiesa togliendole sacralità». No! «Francesco» non pensa assolutamente, non può pensare, lui, di «salvare la Chiesa». Ci pensa un Altro e da 2.000 anni. E poi Veneziani deve avere una strana idea di «sacralità» se pensa che «Francesco» abbia intenzione di toglierla alla Chiesa che proprio dalle origini più… originali la sua «sacralità» in Cristo e nello Spirito la ha in modo tutto suo. Pare infatti che Qualcuno sia entrato in Gerusalemme con la sacralità di un asinello e abbia detto «attirerò tutti a me» (Gv 12,32) pensando alla Croce, un legno così poco sacrale, anzi «maledetto» (Dt 21,23, e Gal 3,13) e riservato ai più lontani da quella «sacralità» che magari ancora affascina tanti, ma non è del vocabolario cristiano. «Più luce!», come chiese morendo il grande Goethe…
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