martedì 18 gennaio 2011
Intelligente, colto, notissimo? Se però ti senti "ombelico del mondo" e credi ovvio che tutti gli altri pensano, vedono e sperano ciò che tu pensi, vedi o speri, forse sbagli. Capita, per esempio, su "Tuttolibri" (16/1, pp. I e X: «La fine del mondo non finisce mai») a Gianni Vattimo, che con un lungo ragionamento su passato, presente e futuro dell'umanità intera prima processa, poi cancella serio «filosofia e teologia» " «non hanno più niente da dirci»! Sicuro, lui, che «le credenze tradizionali nell'aldilà si dissolvono» per tutti! Perché da piccolo gli parlarono del «limbo» e lui ci ha creduto, o direbbe meglio oggi che «ha creduto di crederci», ma poi ha appreso che c'è stata la sua «liquidazione», ora è sicuro: «vita eterna» e «immortalità» sono solo fatui miraggi e tutti gli «enti» oggetto di una fede ebraico-cristiana su oltre il morire vanno «liquidati» come «idolatria»! Libertà, sua, che però poi pare sostituire filosofia e teologia sulle «realtà ultime» col «brivido della fantascienza» e di qualche film recente, esortando tutti a non «fantasticare troppo su ciò che ci capiterà» alla morte o alla fine del mondo. Del resto per lui questa è persino lezione di san Paolo. Esagerazione da "ombelico del mondo"! Se filosofia e teologia non dicono più niente a lui, passato dal «credere di credere» al credere di non credere, non è detto che ciò succeda a tutti. Risulta poi che proprio san Paolo (I Cor. 2, 9) dice, sì, che "fantasticare" sul dopo non serve, ma aggiunge (Rom. 2, 13-16) che per chi ama Dio nel prossimo e il prossimo in Dio, anche senza conoscerlo, quel dopo c'è!
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