sabato 19 luglio 2014
«E ad un tratto lasciai tutto questo. Lo lasciai in quel modo, per noi irragionevole, con cui un uccello vola via da un ramo dove sta bene». Un giovane ufficiale su una nave mercantile al servizio dell'impero britannico, all'improvviso, in un porto d'Oriente, lascia il suo incarico. Di colpo. Senza ragione. Come, scrive Joseph Conrad in La linea d'ombra, come se all'insaputa avesse udito un sussurro o visto qualcosa. Il giorno prima tutto gli andava a genio, il giorno dopo tutto era sparito. Una sosta inerte, apatica, un limbo… Finché un giorno, per un impulso analogamente immotivato, s'imbarcherà di nuovo, su una nuova nave, presto bloccata in mare da una paralizzante bonaccia. Ma il giovane ufficiale sfrutterà il minimo alito di vento, rimetterà in movimento la nave, oltrepasserà la “linea d'ombra”: la linea che separa l'uomo dalla sua strada, dall'azione che la vita gli chiede ed esige, e che un fantasma giovanile aveva oscurato. Conrad rappresenta con un romanzo straordinario un'età dell'uomo in cui all'improvviso tutto appare insensato, l'età dei rifiuti, una fase di passaggio attraverso il vuoto. Necessaria, poiché esprime lo spirito giovanile nella sua insofferenza a ciò che è scontato. Ma a patto che quel rifiuto e la crisi che ne consegue, quel vuoto, servano a predisporsi a una nuova partenza.
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