sabato 17 luglio 2004
Stessa "Stampa", stessa pagina 24, stesso argomento, giorni e firma diversi: no e sì. Mercoledì deciso e spericolato Mario Vargas Llosa, scrittore: "Bene hanno fatto i governi europei" a non menzionare "le radici cristiane dell'Europa, come esigeva il Vaticano". "Esigeva"? Ci vorrebbe un "olé" da corrida e basterebbe. Ma lui dimostra, cominciando così: "perché la religione e la vita spirituale degli europei vanno inquadrate nel loro ambito di competenza: il privato". Chiaro: è così perché è così. Con immediato monito: guai a "permettere che la religione invada lo Stato". Infatti "per definizione ogni religione è intollerante"! Esempio per tutte? "La sharià islamica"! Così, 5 colonne di un temino da "principiante" pretendono di tirare "conclusioni assolute e definitive" inanellando banalità e annunci come ciliegie, fino all'ultimo, esultante: il governo spagnolo ha ratificato coppie di fatto e matrimoni gay, con ogni diritto, anche di adozione. Segue profezia: presto si vedrà che "i matrimoni più solidi e conservatori nella società spagnola saranno quelli di lesbiche e gay". Sostiene Vargas Llosa. E il temino è finito! Olé, applausi: coda e orecchie in aria! Alla "Stampa" debbono aver pensato che forse era troppo, e il giorno dopo per par condicio, sempre "Stampa", sempre p. 24, a Enzo Bianchi, priore di Bose basta un colonnino per ricordare in perfetta laicità le tante ragioni per cui è falso confinare la religione nel privato. Perché non ci sta, e non lo dicono teorie, ma fatti pubblici, cultura, storia, arte, letteratura, realtà sociali che hanno costruito il volto dell'Europa. Leggi e ricordi che la ragione non è una corrida. E che anche i toreri talora sono incornati"
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