martedì 2 settembre 2014
Sul “Fatto” (30/8, p. 19) la denuncia che «il sindaco leghista di Padova» avrebbe deciso di «sequestrare le elemosine ai mendicanti, oppure di multarli», e Furio Colombo osserva che così si dimentica che Padova è città di Antonio e Francesco, che anch'essi chiedevano l'elemosina combattendo le povertà vere, tutte, senza combattere i poveri. Già: se la denuncia è vera dev'essere strabico, questo sindaco che non vede le cause, ma perseguita gli effetti, colpendo persone già ferite per conto loro. Sempre ieri, in pratica su tutti i giornali, occhi distorti da stravolgimento le accuse e minacce di Totò Riina a Don Luigi Ciotti: sul “Messaggero” (p. 12) un sommario con le parole precise: «Ammazzare il prete»! Sorprenderà osservare che forse il sindaco di Padova non se ne rende conto, ma il fondo di idee e fraintendimenti sotto le due aberrazioni citate è lo stesso: non si riesce a vedere nell'altro – da una parte il povero in carne ed ossa e con lui il cittadino che gli dà l'elemosina, e dall'altra il prete che vive per tutti i prossimi, a cominciare dagli ultimi – che “il nemico”, disturbatore dei propri interessi, politici e di propaganda nel primo caso, criminali e assassini nel secondo.
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