martedì 14 aprile 2020
Malintesi? Si spera. Venerdì su Rai1 – dopo la Via Crucis nella piazza piena del mistero nel vuoto apparente – non si è colta l'occasione per ricordare che l'ultima parola sulla croce non è «Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?», ma «nelle tue mani affido il soffio della mia vita». Un fraintendimento radicale: quel «Dio mio perché mi hai abbandonato?» è l'inizio del Salmo, la cui conclusione è «Nelle tue mani affido il soffio della mia vita!» Un atto di affidamento totale cancellato per una lettura non solo unilaterale, ma errata delle due ultime parole del Crocifisso.
Un paragone: se canto “Fratelli d'Italia” includo “L'Italia chiamò” e la citazione è corretta. Isolare invece quel doppio “Dio mio”, pur in buona fede, è rovesciarne il senso. Ma nel genere, stesso tema, c'è di peggio, forzato in modo ostile contro papa Francesco. Per Luigi Amicone (“Tempi”, 9/4 2020: «Cronache dalla Quaresima»), «si capisce che è il Venerdì Santo anche del Papa». Disinvolto, lui, e fintamente magnanimo: «Papa Francesco mi sembra un po' giù di corda. Lo dico sul serio. E non lo dico col gusto macabro dei suoi detrattori»!
Legge dall'estero un'intervista ove, per lui, papa Francesco direbbe cose anche belle, «ma (testuale! – ndr) di una bellezza pallida. Quando in realtà anche papa Francesco forse avrebbe voluto concludere come concluse Cristo in croce. “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” e narrano i testimoni detto questo spirò». Per lui andò proprio così! E invece Gesù non «spirò… detto questo», ma dopo aver aggiunto «nelle tue mani affido il soffio della mia vita»! Dunque due malintesi: nel primo persa l'occasione di ricordare l'offerta suprema nella fede certissima di resurrezione e nel secondo un brontolio ostile al presente della Chiesa nella nostalgia (infondata) di tempi più comodi per qualche proprio convincimento...
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