sabato 5 maggio 2018
Da anni mi sembra che le mie settimane siano brevi a confronto con quelle di un tempo. Il venerdì mi accorgo che il mio computer sta lì con la bocca aperta quasi ad aspettare il cibo per la settimana ed io non so quanto vi interessi ciò che vi racconto. Mi piacerebbe avervi tutti attorno come facevamo le antiche estati attorno al fuoco in mezzo al prato delle mie montagne. Allora anche un motivo appena accennato dalle nostre voci ci faceva sentire vicini nella gioia e nel dolore perché era suddiviso fra tutti. I giovani non sapevano che il loro canto rinnovava ai più anziani il calore delle loro prime estati. E i nonni regalavano al vento che passava leggero il lungo filo del loro vissuto con le note che si sentivano accompagnare quelle voci giovani e acute.
Sembrava un gioco, ma faceva parte della ricca eredità che essi ci lasciavano di ora in ora, un po' al giorno. La legna raccolta nei boschi gettava sibili e grida sotto le fiamme che la tormentavano e quasi come una vendetta mandava scintille tutte attorno in modo che non potessimo avvicinarci troppo. Profonda era scesa la notte mentre l'aria girava impazzita attorno ai falò che ci univa tutti, grandi, giovani, genitori e bambini nella ruota della vita. Cosa era allora il dolore, la pena, la solitudine se non una breve parte dell'animo coinvolto in quell'amore comune dove ogni cosa veniva accolta, suddivisa in piccole scintille che il nostro fuoco lasciava come una gemma sul viso di ognuno. Il falò dell'estate restava nei ricordi dei bambini, nelle malinconie delle nonne nei loro inverni, nel fervore del futuro dei più giovani e forse anche nei progetti di lavoro e di pace in chi aveva già contato buona parte degli anni della propria vita. Poi il fuoco lentamente perdeva il suo furore e noi si tornava nella casa, si chiudeva la porta e la notte restava fuori assieme al grido dei gufi, al fruscio delle foglie che le lepri spostavano piano.
Prima di partire dalle città avevamo fatto progetti per i due mesi di vacanza, ma il tempo passava veloce e quando si andava nei boschi si cercava di tenerci ai rami degli alberi più bassi quasi a chiedere di lasciarci in loro compagnia per più tempo. Anche oggi, quando ogni pietra ed ogni sentiero è diventato negli anni parte di noi stessi, quando anche le cime dure e grigie delle montagne non ci invitano più a salire ma sono vive nei nostri sogni e sembra ci chiamino ancora con la voce dei tuoni, allora pare impossibile dimenticare le feroci guerre di oggi. La vita con le sue superbe bellezze e le profonde ingiustizie, con i grandi amori e le violenze feroci insegna a non perdere ciò che abbiamo avuto di positivo e di buono, a dimenticare le sofferenze affinché il nostro mondo continui a crescere nella conoscenza, nella ricerca della verità e nell'amore degli esseri che lo vivono.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: