sabato 9 luglio 2016
«Conoscere per deliberare» era il motto preferito da uno dei padri nobili della nostra Repubblica, Luigi Einaudi. Ma è una lezione che sembriamo aver completamente dimenticato, mentre – paradossalmente – come cittadini siamo chiamati sempre più spesso a decidere (in Italia e in tutta Europa) con il nostro voto su questioni di vitale importanza e al tempo stesso di notevole complessità tecnica.Da una parte è in atto un fenomeno di progressiva “radicalizzazione” della nostra democrazia, che sotto la spinta di movimenti anti-sistema determina la moltiplicazione dei referendum fisici e delle votazioni in rete. Da questo punto di vista, il referendum inglese sulla “Brexit” e le primarie on line del Movimento Cinque Stelle, il referendum passato sulle trivellazioni petrolifere al largo delle coste italiane e quello prossimo sulla riforma della nostra Costituzione appartengono alla stessa “famiglia politica”. Dall'altra parte, il livello medio di informazione e di formazione dei cittadini europei rispetto ai temi su cui sono chiamati al voto è così basso da costituire ormai una fonte di pericolo per quella stessa democrazia che dovrebbe essere esaltata dal continuo ricorso al voto popolare. Del resto, come si fa a pretendere che circa 65 milioni di cittadini inglesi diventino esperti in qualche mese di governance dell'Unione Europea, macro-economia, mercati finanziari e cambi valutari? O che circa 60 milioni di cittadini italiani si trasformino d'improvviso in esperti di giacimenti petroliferi e dei relativi contratti di concessione, o in raffinati costituzionalisti e in attrezzati regionalisti? Gli esperimenti di “democrazia deliberativa” – ideati e realizzati negli Stati Uniti da James Fishkin – dimostrano chiaramente che una crescita significativa del livello di informazione cambia profondamente il pensiero dei cittadini su un qualsiasi tema complesso, sul quale siano chiamati a votare. Delle due l'una, dunque: o torniamo a valorizzare il principio della delega dei cittadini ai loro rappresentanti politici, limitando fortemente il ricorso al voto referendario, oppure costruiamo nuovi strumenti e moltiplichiamo le occasioni per rendere i cittadini più consapevoli. Nell'era dell'anti-casta e del trionfo dei movimenti anti-sistema, la prima strada è sempre più difficilmente praticabile. Ci rimane dunque da perseguire la seconda.@FFDelzio
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