Nella malattia un cuore capace di aprirsi a Dio
martedì 5 maggio 2020
La liturgia oggi ci invita a cogliere la luce che proviene dai giovani, dalle generazioni che sono protatrici di speranza ma anche troppo spesso segnate da ferite e sofferenze. Di tutto questo fu testimone san Nunzio Sulprizio, la cui storia testimonia la chiamata universale a cercare la luce di Dio dentro a ogni nostro umano buio. Nato il 13 aprile 1817 a Pescosansonesco (Pescara), Nunzio era orfano e fino a nove crebbe con la nonna, che gli trasmise l'amore per Gesù. Fu poi impiegato nell'officina di fabbro di uno zio, ma il fisico fragile non resse alla fatica. A causa di una malattia ossea nel 1834 andò da uno zio paterno a Napoli, dove conobbe il colonnello Felice Wochinger, che fu per lui quasi un padre fino alla morte, avvenuta il 5 maggio 1836. Fino all'ultimo Nunzio aveva desiderato consacrarsi; oggi è l'icona di una gioventù che sa aprire il cuore a Dio.
Altri santi. San Geronzio di Milano, vescovo (V sec.); san Gottardo di Hildesheim, vescovo (960-1038).
Letture. At 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30.
Ambrosiano. At 10,1-23a; Sal 86 (87); Gv 6,60-69.
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