giovedì 11 maggio 2017
Qui martedì (p. 18: «Georges Lemaître e i nuovi scenari della cosmologia») sulla «conferenza scientifica» presso la Specola Vaticana a Castelgandolfo dedicata al notissimo prete, cosmologo e primo «padre della teoria del Big Bang». Stesso giorno sul “Corsera” (p. 22) anche Carlo Rovelli ricorda la figura di Lemaître, «fisico e prete», ma esprime il suo dissenso dal fatto che «si era adoperato per tenere cosmologia, e quindi scienza, e religione distinte» e non in conflitto. Per lui una contraddizione: la religione cattolica presa sul serio non può che trovarsi in conflitto con la scienza, e infatti rievoca, molto all'ingrosso, «violente tirate di Pio XII contro libertà religiosa, libertà di stampa e libertà di coscienza». In sostanza: illuso Lemaître, fede cattolica e scienza! Diversa la situazione, sempre per Rovelli, della Chiesa anglicana e della fede buddista. La Chiesa cattolica per essenza pretende di sostituirsi alla scienza e, evidentemente ancora oggi anche alle “libertà” civili... Con l'ammirazione per Lemaître da Rovelli quindi anche la tesi dell'impossibilità di conciliare fede cattolica e scienza, compresa la stessa teoria del Big Bang per «fare i conti con una fase del mondo pre-Genesi». Elogi a metà, quindi, per i tentativi lodevoli, ma vani, degli scienziati della Specola vaticana. Alla novità della Specola quindi Rovelli risponde con ovvietà colme di pregiudizio: le religioni non debbono aver nulla a che fare con la scienza e con la vita della società, ma dedicarsi al «loro vero sapere che riguarda la vita interiore». Finito? Per fortuna no! Infatti ieri sul “Foglio” (p. 2) una replica saggiamente piccante di Antonio Gurrado, della quale basta il titolo: «È la fede cattolica a confliggere col Big Bang, o è Rovelli a confliggere con le idee?». Ovvio: la seconda!
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