sabato 20 aprile 2019
Parigi 1946. Palazzo del Lussemburgo. Si parla del trattato di pace e l'Italia viene chiamata davanti al vincitori dell'ultima guerra mondiale come a chiedere scusa e riconoscere le morti e le devastazioni che aveva condiviso con l'alleato, la Germania. I delegati Italiani sentivano nell'attesa di essere chiamati nell'aula a parlare, di essere giudicati come rappresentanti una stato nemico. De Gasperi che nascondeva la preoccupazione accendendo e spegnendo qualche sigaretta, chiese all'ambasciatore Carandini, allora nostro rappresentante diplomatico a Londra, di accompagnarlo per qualche minuto alla Cattedrale. L'ambasciatore ricorda in un suo scritto di averlo accompagnato fino all'ingresso della grande chiesa e di averlo visto avanzare fino ad un inginocchiatoio dove si era fermato per qualche minuto. All'uscita dalla chiesa De Gasperi gli disse: «Ecco adesso sono più tranquillo». Queste parole mi sono venute alla memoria mentre guardavo le fiamme che velocemente rodevano la cattedrale davanti agli occhi senza lacrime, ma attoniti del popolo francese a momenti senza parole, altri in preghiera. La cattedrale di Parigi è sempre stata più che una chiesa dei cristiani, ma qualcosa che ha saputo rappresentare in momenti decisivi per la vita della Francia il senso di libertà, di grandezza, di unità del suo popolo. Forse per questo l'altra sera la città guardava, incapace di lacrime e in assoluto silenzio, quel divampare veloce di fiamme che sembravano avere fame e dell'antico legno del tetto, e delle travi mentre l'acuta cima che pareva toccare le nuvole precipitava in un alto volo. Le televisioni del mondo erano aperte a questo spettacolo e, nemmeno le guerre avevano saputo tenere uniti nello stesso momento gli occhi dei popoli. Mentre anch'io osservavo, quasi trattenendo il fiato, la velocità del fuoco, pensai che qualche secolo passato avremmo forse attribuito queste fiamme ad un castigo di Dio per la morte che distribuiamo, senza provare misericordia e solo per interesse fra i popoli del nostro mondo. Così forse sarebbe stata interpretata questa voracità delle fiamme che noi invece cercheremo di dimenticare ricostruendo più velocemente possibile le guglie, le statue, il tetto e le mille altre cose che oggi non si è potuto ancora verificare. Le antiche cattedrali hanno sempre avuto il fascino del tempo e forse conservato anche Il profumo delle vecchie preghiere. Non sappiamo se anche oggi sapremo dare a questa difficile ricostruzione il canto del cristiani rimasti in questa Europa così poco uniti e poco ispirati ad una pace e ad un lavoro costruttivo ed efficace al di fuori delle esigenze solo commerciali. La cattedrale che ha attirato su di sé da ogni paese del mondo gli occhi meravigliati di coloro che non potevano credere al suo ardere nel cielo di Parigi forse regalerà con il lavoro della sua ricostruzione una nuova volontà di unità e pace.
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