martedì 2 settembre 2003
Lietta Tornabuoni, archeovestale di critica filmica, nostalgica dei tempi delle sue vacanze con principi del sangue miste a simpatie di comunismo duro, è entusiasta di "Segreti di Stato" di Paolo Benvenuti, primo film italiano presentato" a Venezia, e del "grande applauso finale" che lo saluta ("La Stampa", 29/8). Per lei "un film bello", la cui tesi, in base a "20.000 documenti inediti" è che la strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947) fu opera di uomini della ex Decima Mas del principe Junio Valerio Borghese" in "una congiura anticomunista di servizi segreti americani, cardinale Montini, on.le Giulio Andreotti, ministri Scelba e Aldisio, sottosegretario Mattarella" e altri. Su "Liberazione" (30/8) Roberta Ronconi, ancora più entusiasta, aggiunge che nella cricca c'erano anche "don Sturzo e il braccio destro del presidente Truman", e che Gaspare Pisciotta, uomo chiave della strage, fu ucciso in carcere con "uno sciroppo medicina" in vendita "solo nelle farmacie vaticane". Per la Tornabuoni - e ovvio, per "Liberazione" - così "si avvia e si gioca la Storia italiana". Applausi? Hanno fatto bene sul "Corsera"(30/8) Tullio Kezich ("Fantacinema") e Aurelio Lepre ("Complottomania") a stroncare la bufala, e Valerio Riva sul "Giornale" a sfidare la pubblicazione dei 20.000 documenti. Ottimo ieri, proprio sulla "Stampa", Pierluigi Battista: prende in giro il film per cinque volte di seguito. Per regista e vergini entusiaste di "Stampa" e "Liberazione" una nota: Montini fu "cardinale" solo 12 anni dopo. Falso per falso, veniva meglio così: "Paolo VI mandante della strage"" O no?
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