martedì 1 marzo 2011
«Una volta»: sabato era l'incipit di Massimo Faggioli su "Europa" (p. 3: "Imperi paralleli, imbarazzi paralleli"). Leggo: «La diplomazia vaticana non è più quella di una volta». Deplora "in parallelo" la diplomazia vaticana di oggi, e anche quella statunitense. Per lui «Stati Uniti e Vaticano accomunati nello schieramento "occidentalista" e neocrociato», ma con mira personale, Benedetto XVI e Barack Obama, che vivono ambedue un momento di grande «imbarazzo» che deriva dalla «paura», che rende entrambi «a corto di quelle divisioni di staliniana memoria» che dicono potenza vera. Perciò ambedue nei guai. Virgolettate o meno, opinioni singolari, ma generiche. Perciò Faggioli sul Vaticano vuol farci sapere di più, e cioè che «oggi, in Vaticano papa Benedetto XVI continua a pagare la sua inadeguatezza culturale e istituzionale di fronte a un ruolo pontificale rapidamente mutato». Grande lezione" Che dall'alto della competenza ecclesiastica di Faggioli va alla vera radice del fenomeno: «Quello che rende ancora più complicato il cammino futuro del cattolicesimo romano è la scelta deliberata, compiuta da Benedetto XVI, di compiere un generale passo indietro rispetto al magistero del concilio Vaticano II». «Deliberata»! Eco di catechismi, «deliberato consenso», quindi «grave». Dunque questo sarebbe un Papa «inadeguato culturalmente» che deliberatamente va a passi da gambero" Boom! Che dire? Due piccole cose. Faggioli legga almeno il suo collega di "Europa" A. M. Valli: "La verità del Papa: perché lo attaccano, perché va ascoltato" (Ed. Lindau). Poi che leggere lui mi ha ricordato uno che entrando in un albergo restò un quarto d'ora prigioniero nella porta girevole: cercava" la maniglia!
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