domenica 11 novembre 2012
Un'amica, in un momento difficile, mi manda una pagina scritta. L'oggetto della mail dice: «il pensiero più bello sulla perdita». È davvero bello, e va condiviso. «Non c'è nulla che possa rimpiazzare l'assenza di una persona cara, né dobbiamo tentare di farlo; è un fatto che bisogna semplicemente portare con sé, e davanti al quale tener duro; a prima vista è molto impegnativo, mentre è anche una grande consolazione: perché, rimanendo aperto il vuoto, si resta, da una parte e dall'altra, legati a esso. Si sbaglia quando si dice che Dio riempie il vuoto: non lo riempie affatto, anzi lo mantiene aperto, e ci aiuta in questo modo a conservare l'autentica comunione tra di noi, sia pure nel dolore. Inoltre: quanto più belli e densi sono i ricordi, tanto più pesante è la separazione. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa. Portiamo allora dentro di noi la bellezza del passato non come una spina, ma come un dono prezioso. Bisogna guardarsi dal frugare nel passato, dal consegnarsi a esso, così come un dono prezioso non lo si rimira continuamente, ma solo in momenti particolari, e per il resto lo si possiede come un tesoro nascosto della cui esistenza si è sicuri: allora dal passato si irradiano una gioia e una forza durature». Questo pensiero è di Dietrich Bonhoeffer, dal suo libro Resistenza e resa.
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