mercoledì 4 ottobre 2017

Ieri guardavo Marta. Non conoscevo bene i bambini prima di avere Marta. Non sono mai stata bambina, non me lo ricordo. Non conoscevo molto i bambini prima. Mi sono sembrati sempre piccoli uomini. Invece sono proprio un'altra cosa. Sono buoni ma non come siamo buoni noi grandi. La bontà di Marta è piccola, a misura sua.
Guardo Marta, la sua bontà. Lei non è buona perché dà tutto, lei non dà tutto. Dà un gioco al bambino che glielo chiede ma uno lo tiene per sé, per poter continuare a giocare anche lei. Lei non è buona perché pensa bene di tutti: lei non pensa bene di tutti. Se uno è cattivo si ferma, si alza da terra e prende il suo gioco e si ferma. Esce dal gruppo e viene da me. E se dico: cosa c'è? Dice: quel bambino mena. Lei non si pensa buona. Lei è così. Lei è vera e fa le cose vere, le cose che sono lei. Dov'è finita quella bontà in me? Io do tutto. E poi aspetto che mi si dia qualcosa in cambio. Non è un dono. È un pagamento. Aspetto l'amore, la riconoscenza, in cambio. La mia bontà è una tattica.

Paci è sposata con René, un uomo che la trascura. Ha una bimba che si chiama Marta e un'amica che si chiama Stella. Si mantiene facendo pulizie.

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