giovedì 5 novembre 2015
Avventatezze a sorpresa. Sul “Fatto” (2/11, p. 10, «Santi vegetariani, quando la carne fa morire e impedisce l'estasi») per Fabrizio D'Esposito «la demonizzazione delle bistecche parte dalla Bibbia». Per lui «il teologo Luigi Lorenzetti, ovviamente vegetariano», in un Convegno di cattolici vegetariani disse che «l'alimentazione carnivora allontana dalla Creazione». Almeno un fraintendimento: il 13 maggio 2010 Lorenzetti, teologo serio per anni direttore della “Rivista di teologia morale”, in un convegno di vegetariani citando Paolo VI – «anche gli animali sono creature di Dio» – affermò la «differenza abissale tra il mangiar carne per necessità» e l'industria di mattatoi, allevamenti forzati e massacri di massa. Ma non basta: D'Esposito aggiunge che «la carne, per i santi, impedisce l'ascesi (e) l'elevazione mistica» e che «San Paolo definì deboli coloro che si nutrono esclusivamente di legumi». Per lo meno acrobazie, e quanto a San Paolo si tratta dei brani sulla liceità di mangiare anche le carni già immolate agli idoli. Nulla a che fare con legumi e cucina varia! Un po' di allegria viene suscitata anche altrove. Per esempio sul Sinodo (“Secolo XIX”, 25/10, p. 2), con firma stimata in un brano sostanzialmente condivisibile, leggi che «la Chiesa non può ritenere coniugato nessuno che abbia contratto un patto d'unione in altro modo» che non sia il sacramento. Inesatto: nel recente Sinodo il cardinal Erdö nella sua relazione di base ha ricordato che «Dio ha sempre benedetto i veri matrimoni naturali e li benedice anche oggi»: i due pur senza il sacramento sono veri coniugi! E perciò ieri, ancora “Fatto” (p. 13: «La Chiesa ha legiferato prima») Gian Carlo Caselli ricorda che già il Sinodo di Toledo (anno 700) tratta quelle che oggi chiameremmo “unioni civili” come “veri” matrimoni: ovviamente “naturali”.
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