venerdì 3 settembre 2010
Comincia quasi in sordina un nuovo ciclo azzurro. Il calcio italiano è euforico, come no? Ma non pensa affatto alla Nazionale.
Il mal di Sudafrica si sente, è bastato l'inizio di campionato per vedere che il gioco è indietro, asfittico, che solo Ventura continua a perseguire la qualità, e ci riesce anche alla faccia di una Juve che almeno un buon proposito ce l'ha: farsi italiana. A ben vedere è l'unico cenno di riguardo nei confronti di Prandelli, lasciato solo con i suoi azzurrabili come se fosse alle prese con una vicenda privata. E Prandelli è l'unico al quale non hanno comperato nessuno, l'unico che non gli serve Ibrahimovic, né Robinho, e che del gran salto della Roma con l'avvento di Borriello non è che possa farci granché, visto che a lui basterebbe un De Rossi nel meglio della forma. Il calcio ingrato che è cresciuto con le vittorie azzurre, quella dell'Ottantadue a fargli fare uno scatto in avanti come organizzazione, quella del 2006 per lasciarsi alle spalle l'indegna Calciopoli, oggi discute solo di come farsi rimborsare dalla Federazione l'utilizzo dei giocatori, soprattutto se "danneggiati" dalle partite. Estonia e Far Oer son solo perdite di tempo, insomma, per gli alti spiriti di un calcio bottegaio capace di far solo conti coi soldi che spende e incassa. La morale del pallone nostrano sapete qual è? Tirar fuori dalle tasche di Sky tutto quel che può, senza minimamente pensare che un giorno Mister Murdoch potrebbe decidere di variare l'impiego delle sue risorse e darsi - chessò - alla musica, al poker, al golf piantando in asso la rissosa compagnia pallonara. Ed è importante far finta di non sapere che uno dei grandi finanziatori del gioco è quel signore originale e mal abbigliato ch'è passato l'altro giorno per Roma, già, il signor Muhammar Gheddafi azionista della Juventus e - non se n'è accorto nessuno - anche della Roma che appartiene all'Unicredit così come l'Unicredit appartiene per una bella percentuale a Gheddafi. No, non voglio fare un trattatello sull'economia del calcio, solo sottolineare come, nel momento in cui va a nascere un'Italia che si spera migliore di quella abbandonata a Johannesburg, ci si auguri che almeno questa abbia un'anima. Prandelli è un buon pastore e chi gli vuol bene già si sente soggiogato - o almeno incoraggiato - dal suo stile, dalla sua umanità. Mi son segnato due volontari importanti, Cassano e Pirlo, accorsi al richiamo del nuovo Ct con entusiasmo, il blucerchiato addirittura ignorando un fastidio fisico che gli avrebbe permesso di marcare visita. Pirlo il tenebroso - che dedicò al Mondiale perduto l'ultimo tocco di fuoriclasse - ha sorriso e annunciato il suo progetto: "Giocar bene". Val quasi la pena di sperare.
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