sabato 1 aprile 2017
Quante carte, quante lettere, appunti, per non dimenticare giorni di vita, e poi? Si deve mettere in ordine, catalogare. Ma perché? Solo per ordine personale?
Apro i cassetti e gli sportelli della libreria e mi vengono incontro anni dimenticati o messi da parte con l'idea di riprenderli quando avrò tempo. Ma il tempo non avverte quando sta passando ed è già domani. Bisogna riuscire ad averne coscienza, ridere e piangere con le ore che passano senza perderne l'intensità e trattenere per sé il meglio, affinché diventi qualcosa di noi per sempre. La memoria dove abbiamo depositato gli attimi della nostra vita a volte deve lasciare spazio al presente.
Restano quelle che chiamiamo carte, cioè mucchi di pensieri, di desideri, di volti perduti, di sogni e di gioie avute. Ho l'abitudine di non gettare via niente e allora trovo lettere della nonna che mi consolava quando le scrivevo (durante le elementari) che la maestra era cattiva perché mi dava brutti voti. Ci sono biglietti di mia madre quando mi raccomandava le sorelline più piccole. C'è qualche riga di mio padre che mi rimprovera per gli errori di ortografia, mentre col tempo la nostra confidenza e collaborazione nel lavoro aveva quasi cancellato la distanza degli anni, tanta era la pazienza che aveva con me e la stima e l'affetto senza confini che avevo per lui.
Ecco una sua lettera del 1939, quando si occupava per il Vaticano dell'Esposizione mondiale di Arte sacra e la domenica era ospite del direttore della villa pontificia vicino ad Albano. «Cara Maria Romana, dovrei rispondere alla tua lettera scherzosa con una nota umoristica, ma i tempi sono tristi e io sono solo con i miei pensieri malinconici. Ieri fui a Castel Gandolfo. Pioveva a dirotto e si passò la giornata accanto alla radio, emissaria di novelle brutte. Scesi un poco nel giardino con l'ombrello teso e stando nascosto dietro un leccio vidi la figura bianca dal Papa che passeggiava, andando e venendo come un automa sotto una tettoia. Sembrava il fantasma della pace confinato solo in quello spazio ristretto, mentre fuori diluviava fra tuoni e lampi. Il mondo è così e bisogna avere molta fede nella forza dello spirito per non dubitare della sorte umana».
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