mercoledì 13 giugno 2012
La Nazionale eletta “bella” e addirittura “bellissima” dalla maggioranza della critica - una maggioranza quasi bulgara - è per fortuna nelle mani di un tecnico saggio e prudente che per prima cosa ha raccomandato agli Azzurri di dimenticare i complimenti post Spagna e di pensare unicamente alla Croazia. Senza far drammi, naturalmente. Proprio come avevo raccomandato - si fa per dire - lunedì mattina al presidente federale Abete, come me preoccupato da un paio di elementi utili a un'analisi attenta: 1) i precedenti, che ci hanno visti sempre contenuti o battuti dai croati (sconfitta 2-1 a Palermo il 16/11/94, c'era Sacchi; pareggio, 1-1, a Spalato l'8/10/95, c'era Sacchi; pareggio, 0-0, a Zagabria il 28/4/99, c'era Zoff; sconfitta, 2-1, ai Mondiali in Giappone, c'era Trapattoni; sconfitta, 2-0, a Livorno, c'era Donadoni); 2) Trapattoni che, orgogliosamente, sarà probabilmente costretto dal destino a giocare contro la “sua” Italia la partita della vita per la “sua” Irlanda. A Prandelli spetta comunque la soluzione del problema più serio: essere il primo allenatore italiano capace di battere la nuova nazionale della Croazia nata nel 1991 dalla disgregazione della Jugoslavia; e vincere per sperare di andare avanti nell'Europeo, visto che il contratto lo porterà fino al Mondiale del Brasile. Il ct è stato chiaro anche in materia tattica, precisando ufficialmente che è rimasto «abbastanza soddisfatto» dalla prova di De Rossi difensore, anche se gli aveva raccomandato di «salire» a centrocampo. La stessa mia osservazione non tendente a demolire De Rossi (che ho visto giocare più da libero che da stopper), semmai a precisare che la difesa “a tre” m'è parsa viziata di improvvisazione, visto che a fianco del fuoriclasse romanista c'è solo un difensore di ruolo e di qualità, Chiellini. I numerosi dibattiti post Spagna sono globalmente incentrati sull'attacco, tutti elogiano il goleador Di Natale (ovvio: è un cannoniere nato), tutti criticano Balotelli per quella dormita davanti a Casillas e pro Ramos; pochi, invece, indagano sul gollaccio incassato dopo quattro minuti dal vantaggio (60' e 64' i due gol) né viene spesso ripetuta l'azione del gol di Fabregas: si vedrebbero Giaccherini “saltato”, Bonucci ignorato, De Rossi atterrito già con le mani nei capelli mentre Buffon viene battuto. Prandelli ha dunque più d'un problema da risolvere e non mi sembra quello dell'attacco il più grave: sono convinto della doppia staffetta (Cassano-Balotelli e Giovinco-Di Natale) da usare anche a tempi invertiti, perché l'Europeo si gioca in 13/14; mentre fra difesa e centrocampo dovremmo rinsaldare le posizioni realizzando una più stretta collaborazione fra i reparti senza che De Rossi pesti i piedi a Pirlo. Mi piacerebbe vedere De Rossi a fianco di Pirlo (e al posto di Motta) e magari Ogbonna a rinforzare la difesa. Ma questo dico senza pretese polemiche: mi fido abbastanza di Prandelli per sapere che farà il meglio. Temo, piuttosto, che la stessa idea avrà Bilic, tecnico di una squadra tecnicamente e agonisticamente discreta pur non avendo uomini di grande qualità.
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