sabato 29 aprile 2017
«Quando torniamo in Siria io voglio imparare a guidare il camion... Io voglio avere tanti bei vestiti. E tu? Io voglio una cosa dolce», risponde la più piccola dei tre bambini. Dove erano questi piccoli e con chi parlavano? Non lo so, è stato un attimo di passaggio da una stazione all'altra nelle trasmissioni Tv dove si vedeva un uomo accanto a loro che li prendeva per mano.
Sono i miracoli del nostro tempo: c'è sempre qualcuno che va in aiuto di chi soffre. La bontà è un fiore che si rinnova, la pietà è un ramo verde che offre ombra e frescura dove brucia il sole, il sorriso è un bicchiere d'acqua per chi ha sete. Le mani che accarezzano sono un attimo di consolazione come erano le prime carezze della madre perduta tra le onde o uccisa dalle armi sulle strade della fuga dalla guerra. Questi bambini scalzi sulla terra solcata dal vento, coperti da pochi metri di tela, sorridono se li saluti, se dai loro una piccola parte del suo tempo.
Abbiamo così bisogno dell'attenzione degli altri, dello sguardo e della mano che ci viene tesa e basta tanto poco perché ci rendiamo conto di non essere soli nel mondo fino a che siamo nella mente di chi ci è vicino. Ma siamo così distratti dalle nostre personali preoccupazioni che dimentichiamo di appartenere a un'umanità più larga del nostro quartiere o paese e le notizie che abbiamo dal resto del mondo le leggiamo o le guardiamo come se non appartenessero anche a noi. Ci sembrano lontani i Paesi abbandonati da chi fugge, dove il rumore della guerra pericolosamente si diffonde, dove le armi prodotte dalle fabbriche dell'Occidente libero danno morte e abbandono.
Ci lamentiamo perché le nostre città vengono lentamente occupate da popolazioni di altro colore e cultura senza ricordare che per secoli ci siamo combattuti e uccisi tra noi europei. Soprattutto non ricordiamo che, quando siamo andati in Africa, lo abbiamo fatto per sfruttare, salvo poche situazioni, e non per insegnare a praticare i principi della libertà.
Ci siamo arricchiti sfruttando i loro beni e, quando era diventato difficile tenere quei popoli nel silenzio, li abbiamo abbandonati con la scusa di lasciarli finalmente liberi. Il risultato sono lotte inutili che non hanno nel programma una ricostruzione chiara ed attuabile se non dipendente dalle armi. Infine la nuova generazione chiede poche cose: un camion per lavorare, un vestito per coprirsi e una cosa dolce, perché anche di dolcezza e amore ha bisogno la nostra vita.
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