sabato 16 ottobre 2010
Tempo fa, l'aggressione al ministro Maroni in quel di Bergamo, Padania certa, favorì il successo dell'incerta "Tessera del Tifoso"; martedì sera, la disgustosa manifestazione di violenza dei mascalzoni-nazionalisti serbi allo stadio di Marassi ha certificato non solo la necessità di proteggere gli stadi ma anche l'opportunità di creare un Passaporto del Tifoso che impedisca - da domani per sempre - che in Italia calino i barbari di Ivan il Terribile a mettere a ferro e fuoco i nostri campi di gioco, magari in accordo con qualche gruppuscolo nostrano. Il Ministro dell'Interno ha il diritto/dovere di insistere perché la sicurezza delle arene diventi realtà, perché si possa realizzare il sogno degli italiani calciofili (che son milioni): riportare i ragazzi e le famiglie a viver la partita in diretta, non solo in tivù, dalla quale si trasmette il divismo e non l'attivismo, come dicono i dati sempre decrescenti di aspiranti calciatori e arbitri.
Ma l'episodio allucinante di Marassi ha comunque rivelato - e lo dico non da buonista o da ottimista scriteriato, ma da critico di lungo corso al sistema - da una parte che la Serbia ha problemi di crescita dalla guerra civile alla pace (e all'Europa comunitaria) complicati da una particolare tifoseria paramilitare che non chiede la vittoria della propria squadra sul piano sportivo ma per rafforzare la scelta nazionalista di tanti serbi che rifiutano l'ingresso nella "nostra" Europa e l'autonomia del Kosovo insanguinato; dall'altra parte, il nostro calcio ha acquisito una discreta maturità da quando è stato deciso un giro di vite contro i teppisti, Tessera del Tifoso compresa, e ribadita una forte autonomia dalla politica nonostante le affermazioni di qualche ricercatore ossessionato dalla destra e dalla sinistra. Le famiglie sono ancora lontane perché i nostri stadi non sono mai stati studiati o creati per loro, né - temo - lo saranno in futuro, visto che i club si sono legati anima e corpo alla paytivù. E tuttavia nel frattempo la Nazionale cresce - lentamente ma cresce - il Campionato di Serie A è animatissimo anche da forze nuove, il maltrattato Campionato di Serie B è di sicura attrazione rispetto alle previsioni funeste. Inter, Milan e Juve si battono pressoché alla pari, sicché la tradizione è salvaguardata, con buona pace dei sognatori e dei protagonisti occasionali; e tuttavia mi sembrano appartenere alla sfera del possibile, più che alla zona verde della speranza o a quella rosa dei sogni, squadre come il Napoli e il Palermo, guarda caso protagoniste di una forte ripresa del Calciosud grazie ad acquisti mirati sul mercato sudamericano: Pastore e Cavani sono i migliori interpreti del campionato e i prossimi confronti Catania-Napoli e Palermo-Bologna potrebbero - secondo forze già ben individuate - esaltare ulteriormente le loro qualità tecniche finalmente garanzia di successo per i rispettivi tifosi più di quanto ne siano le sostanze economiche dei dirigenti. È forte, infine, la curiosità di vedere come e la caverà a Bari la Lazio di Reja che proprio a Ventura soffiò la panchina del Napoli. Spero di raccontare - dopo un match della Nazionale drammatico e sul punto di diventar tragico - un campionato almeno melodrammatico secondo stile felicemente mandolinista e canterino del Regno delle Due Sicilie. Chissà se De Laurentiis e Zamparini hanno mai valutato l'opportunità di una grande alleanza.
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