venerdì 28 novembre 2014
​Frastuono si intitola, ed è un'antifrasi, un film visto al festival di Torino, diretto e prodotto da un gruppo di giovani pistoiesi (Maldi, Maffucci, Ruganti) che mette in scene due adolescenti e i loro amici. Racconta per flash e secondo una costruzione narrativa insolita, secondo moduli di poesia più che di prosa, il tempo perso di un'età delicata e difficile, quella in cui si cambia di più, in cui si abbandona l'infanzia e si prende faticosamente coscienza di sé, ci si studia e ci si scruta per capire chi si è, di cosa si è fatti, e ci si interroga su cosa si può fare della nostra, ancora incerta, identità. Frastuono è un film raro, sinuoso, dotato di una sottile malia, ed è quasi un film muto anche se parla di ragazzi che vogliono far musica, uno dei pochi modi che hanno di mettersi alla prova, in un'epoca ormai priva dei riti di passaggio se si escludono quelli dell'iter scolastico, peraltro senza le ansie che li caratterizzavano un tempo. È ovvio che Pistoia non è Scampia, e che si parla di giovani "bene", con famiglie che danno sicurezza, ma non conosciamo molti film che abbiano saputo raccontare così bene la transitoria (che a viverla sembrò a tutti interminabile) sospensione di quest'età, e si è grati agli autori per il rispetto e per la sensibilità che dimostrano nei confronti dei loro personaggi, e che viene forse dall'essere anche loro non troppo distanti da quegli anni e appartenenti ad ambienti simili, fortunati, ancora privi di gravi drammi o tensioni. Il cinema narra sempre più volentieri i momenti esplicitamente drammatici di un'esistenza o di un ambiente, non ama la normalità, la quotidianità senza contrasti forti. E però il limite di Frastuono è proprio quello di non raccontare il contesto più generale e di espungere le contraddizioni che pur esistono, in generale nell'adolescenza e poi in quel modo di crescere, oggi, proprio oggi. È come se non volessero mai bucare la bolla di vetro o di plastica al cui interno i loro personaggi, i loro fratelli minori, sembrano vivere: larve che forse diventeranno farfalle, ma che, più probabilmente, finiranno per scivolare anche loro nelle insoddisfazioni o nella solitudine di una quotidianità offesa. Il domani che li aspetta non sarà pacifico, i due splendidi ragazzo e ragazza del film, come i loro amici, dovranno per forza confrontarsi con un mondo che fa paura. Se si trascura questo, e cioè la durezza del mondo in cui entreranno, e si parla di tranquille e aperte entrate nella giovinezza, forse non li si rispetta abbastanza.         
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