domenica 16 febbraio 2020
Quella sul dolore è una riflessione che non basta mai, e che si iscrive nel più ampio orizzonte del problema del male, il quale, oltre che oggetto scientifico e studio diurno degli specialisti, è anche esperienza interiore e riflessione notturna di ognuno di noi. È il grido rivolto a Dio da Giobbe, il primogenito di tutti i giusti ingiustamente oppresso: «Perché mi adoperi come un bersaglio e fai di me il centro del tuo tiro?»; è l'obiezione degli avversari di Seneca, costretto a erigersi ad avvocato difensore della divinità: «Se c'è la Provvidenza, perché càpitano agli uomini buoni le disgrazie?»; è la crux filosofica che, secondo Leibniz - l'inventore della parola teodicea, ovvero la "giustificazione di Dio" -, «mette in imbarazzo l'intero genere umano»; è l'accusa di Dostoevskij il quale nei Fratelli Karamàzov ci ha ammutoliti con la ben nota confessione e rinuncia: «Se lo spettacolo dell'armonia del mondo richiede la sofferenza dei bambini, io dico che il prezzo fissato è troppo alto, e allora con la massima deferenza restituisco il biglietto». È l'esodo dei popoli dalla fame, dalla guerra e dalla persecuzione; è la violenza su bambini, donne, anziani; è la solitudine di una figlia che, smarrita per la perdita della giovane madre, non trova il senso dei suoi giorni a venire.
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