mercoledì 22 novembre 2017
Si chiamano "canettone" e "candoro" i dolci di Natale per gli amici a quattro zampe. Non è uno scherzo: a Brescia hanno aperto una pasticceria artigianale per cani. E subito il mondo si è diviso in due: chi lo ritiene un insulto alla povertà e chi non trova niente di strano a spendere denari per chi è considerato parte della famiglia.
Ora, l'azienda di Bagnolo Mella che ha attivato questa novità guarda al business e cavalca l'onda, se è vero che ogni possessore di cane o gatto spende in media dai 50 ai 100 euro al mese, per un giro di affari di quasi due miliardi di euro. La nota stonata sta invece in chi pensa che un cane o un gatto vada alimentato secondo i nostri vizi. E forse non è proprio il caso, perché così facendo si confondono davvero i piani fra l'essere umano e l'animale, affettuoso quanto si vuole.
Sullo sfondo si dipinge una società annoiata, di gente sempre più sola, che è disposta a spendere per qualcosa che va oltre al superfluo. E siccome il cibo è diventato l'idolo del nostro tempo, per una legge mai scritta della traslazione anche cani e gatti devono essere alla pari dei padroni. Ma davvero hanno bisogno di questo? A quando un cane critico gastronomico? Insomma qualcosa che non è nella sua natura, ma che la stupidità umana sarebbe capace di far diventare esempio di valutazione della qualità.
Detto questo, un conto è prendere in considerazione che anche un animale si ammali, possa diventare obeso e maturare patologie che gli vorremmo evitare; un altro è metterlo alla pari di un essere umano, come se l'animale potesse vivere le medesime emozioni ed esperienze gastronomiche. E pensare che siamo anche il Paese dove lo spreco alimentare non è stato debellato, ma continua ad aumentare ogni giorno, con acquisti compulsivi che riempiono il frigorifero alla stessa stregua di un armadio. Ma quel cibo in più non viene dato neanche ai cani: viene gettato a basta.
Questa notizia stride ancor più nella settimana che sfocia nella Colletta Alimentare, che è una spesa ragionata per i poveri. I quali sono sempre di più, nelle pieghe di una società che vive di contraddizioni. Detto questo, l'appello di gusto di questa settimana me lo ha ispirato l'avviso dato alla fine della messa alla Certosa di Garegnano: un gruppo di famiglie ha creato un fondo di quasi 30 mila euro per aiutare chi non ce la fa. Hanno messo chi 50 chi 100 euro al mese e hanno risolto bisogni di prima necessità e ridato dignità a famiglie indigenti.
Mi ha colpito, tanto da pensare che l'antidoto alla solitudine non sia un gatto o un cane (che pure io possiedo), ma tendere la mano all'altro, magari con quella stessa banconota che poteva finire in una pasticceria... per cani.
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