mercoledì 10 maggio 2017
Il Museo virtuale del disco e dello spettacolo, con la stazione radiofonica il discobolo.net, gestisce un archivio di oltre 25mila documenti sonori e cartacei per la storia (e la nostalgia) della musica leggera del Novecento. Le Edizioni del Discobolo hanno pubblicato il primo dei tre volumi della monumentale biografia di Nilla Pizzi Nilla ultima regina, scritta da Enzo Giannelli (pp. 328, euro 50).
Sono gli anni di formazione della cantante, dal 1918 al 1943. Giannelli è un fan adorante della Regina, sa tutto di lei e lo racconta con agilità. In questo primo volume ci sono fin troppe digressioni di costume e qualche sciocchezza, per esempio quando parla della Rai degli anni 50 «scandalosamente scudocrociata e spudoratamente asservita al Vaticano»: fra l'altro Giannelli poco prima aveva asserito che «Nilla si fa testimone di un'Italia che, da paese contadino si trasforma in paese industriale; di un popolo che, da povero e affamato, si trasforma in moderno e benestante, ritrovando il sorriso, la speranza, la voglia di vivere». Tutto questo, storicamente, è merito della Democrazia cristiana. Del resto, la più celebre canzone di Nilla Pizzi, Vola colomba (non la più bella), con l'allusione alla questione di Trieste, è canzone “democristiana”, tanto che a Sanremo, l'anno successivo (1953), Nilla tentò una specie di sequel in cui un improbabile “Campanaro” di un'improbabile Val Padana, invitava improbabili valligiani «al vespro e alla preghiera mattutina». Giustamente le fu preferito lo splendido Viale d'autunno nella doppia esecuzione di Flo Sandons' e di Carla Boni.
Lasciamo perdere a atteniamoci a Nilla Pizzi. Giannelli esaurisce il repertorio degli aggettivi quando parla della voce della Regina: «Fascinosa di grande bellezza, dal timbro inconfondibile, calda e pastosa, piena e profonda, morbida e sinuosa, sensuale e di sobria dolcezza, elegante e raffinata, solida e plasmabile a un tempo, versatile e ricca di colori, venata contemporaneamente di tristezza e di ironia in un inesauribile gioco di contrasti, eccetera». Tutto vero. Il problema è stato il repertorio. Quando il pianista Alfredo Gurreri, suo primo maestro, le chiese del suo repertorio, la ragazza rispose: «Non ho mai pensato a un repertorio». Cantava di tutto, anche le nonsense songs, sempre con tocco personalissimo, ma a lungo andare, quando gli autori e i discografici cominciarono a trascurarla, l'assenza di un repertorio fu concausa del declino. Lo riconosce Giannelli: «Della cantante emiliana è, tutt'al più, passibile di datazione il repertorio. Ma lei, no. La sua voce non è databile, come non è databile la bellezza». Perfetto, anche se così si certifica Nilla Pizzi come cantante radiofonica, attrice impacciata travolta dalla televisione.
Infanzia e adolescenza di Nilla – è nata il 16 aprile 1919, ed è morta il 12 marzo 2011 (ho partecipato al suo funerale) – sono raccontati in dettaglio: i lavori di sarta, con l'ossessione dei troppi bottoni da attaccare, il diploma di stenodattilografa (non lo sapevo), il noto impiego come collaudatrice di apparecchi radio alla Ducati. Anche l'immaturo matrimonio religioso con Guido Pizzi (omonimo, non parente), il 24 settembre 1939, durato i dieci giorni di licenza militare del ragazzo, poi spedito al fronte in Francia. Guido tornò cambiato alla fine della guerra, geloso dei primi successi di Nilla: si separarono legalmente nel 1941, con rispetto. Nilla non poteva avere figli. Dirà: «Purtroppo sono veramente pochi coloro che possono dire di avere esperienza dell'amore vero. E, fra questi, non ci sono certo io».
La grande occasione fu la vittoria al concorso radiofonico dell'Eiar (la futura Rai) nel 1942, al quale la cugina Lalla l'aveva iscritta a sua insaputa. E fu il primo incontro col maestro Angelini, che le plasmerà definitivamente la voce fino al suo timbro “naturale”. Prima del debutto, il maestro Luigi Astore disse che bisognava rendere più immediato il nome, Dionilla (originariamente Adionilla): «Prende una matita e, con un tratto secco, taglia in due il nome. Poi, rivolto a Dionilla: «Signorina – dice l'uomo con uno spiccato senso dell'umorismo – ora che l'ho separata da Dio, potrà vivere molto più libera e serena. Da oggi in poi, lei si chiamerà Nilla Pizzi». Il seguito, al secondo volume (quando uscirà).
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