sabato 18 febbraio 2023
L’annuncio è comparso giovedì 16/2 (giorno a cui si riferiscono tutte le citazioni di oggi) e subito scomparso. Purtroppo, perché era un’occasione eccellente per riflettere sull’usura – e sulla bulimia – del potere. O per fortuna, perché il piccolo linciaggio della persona era preriscaldato e pronto per il microonde. Nicola Sturgeon, primo ministro scozzese, lascia e lo fa con quattro parole secche e forti: «La politica è brutale», sottintendendo un «troppo per me, ormai», perché che non fosse una scampagnata in campagna doveva saperlo da quel dì. Un caso con molte analogie con quello di Jacinta Ardern, premier neozelandese. Una resa, titolano diversi quotidiani, anzi una fuga, e chissà se – parafrasando Tolkien – è la fuga codarda del disertore o quella impavida del prigioniero. «“Sono un essere umano anch’io”» recita il sommario della “Repubblica”, dove però il corrispondente Antonello Guerrera ne dipinge un ritratto molto highlander: «Era la Lady di Ferro scozzese, o “Lady Macbeth” per i suoi critici. Camminava su tutti i suoi avversari politici e quando la incontravamo, la sua spietatezza politica era disarmante». La dichiarazione di “debolezza” può suscitare perplessità, come quella del “Corriere” che titola: «Stanchezza o obiettivi falliti?». O quella di “Domani”, con il servizio di Youssef Hassan Holgado dal titolo perentorio: «Sturgeon si dimette anche a causa dell’indipendentismo»: «Negli ultimi mesi – scrive Holgado – la leader del Partito nazionale scozzese ha dovuto fare i conti con una serie di sconfitte politiche interne, soprattutto sul suo obiettivo principale: l’indipendenza». Gongola da par suo la “Verità” che titola il servizio di Daniele Capezzone: «La resa dei progressisti» e definisce Sturgeon «paladino dei trans e nemico della Brexit». E se a sinistra si fa sfoggio di orgoglio e comprensione con Caterina Soffici sulla “Stampa” («Gran bella cosa ammettere di avere le pile scariche... Una prova di carattere ammettere di essere stanchi... Non come quei maschi...»), a destra emerge la perplessità di Matteo Legnani su “Libero”: «Qualcuno commenterà maligno che le donne non sono fatte per la politica, oppure altri sosterranno che, diversamente dai loro colleghi uomini, sanno quando è ora di dire basta». Un bel confronto, purtroppo spento sul nascere. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: