sabato 5 settembre 2020
Ieri (“La Stampa”, p. 22) l'«elzeviro» di Giovanni De Luna «Pio XII oltre le leggende: un progetto di egemonia universale». L'autore prende spunto dall'«apertura provvisoria dell'archivio della Santa Sede relativa al pontificato di Pio XII», e la vede come «occasione per studiare l'atteggiamento di papa Pacelli nei confronti della Shoah», e quindi per lui con in gioco «l'eterna disputa tra la leggenda nera (il Papa succube dei deliri di Hitler), e «la leggenda rosea, quella di un Pontefice strenuo defensor civitatis sollecito nel proteggere tutti i più deboli, ebrei compresi). Che dire? Che nell'elzeviro c'è anche altro di grande interesse, ma anche discutibile, presente per esempio in quel pur veloce accenno, ma messo nel titolo, a un progetto di «egemonia universale». Va detto, per capirci, che tra le due affermazioni dette ugualmente “leggende” c'è, ed è evidente, una differenza essenziale, cioè che la seconda, detta con qualche ironia “rosea” è contemporanea ai fatti è testimoniata da centinaia di migliaia di documenti e di storie tragiche di perseguitati e minacciati che hanno trovato difesa e salvezza proprio dalle parti di quel Pontefice, e quindi non si tratta di una “leggenda”, mentre quella “nera” è venuta fuori, come dal nulla, solo 17 anni dopo la fine della guerra, a opera di un romanziere rimasto noto soltanto per quel suo dramma, “Il Vicario”, che ha prospettato quella che appunto resta solo una leggenda e contrasta la realtà di documenti storici e di testimonianze di vittime, ma anche di carnefici poi pentiti e riconoscenti. Un sorriso, poi, quanto al «progetto di egemonia universale» cui fa allusione il titolo. Basterà pensare che a succedere al preteso sognatore di una egemonia universale fu chiamato Angelo Giuseppe Roncalli, la cui fisionomia paterna e fraterna non sembra molto idonea ad ogni “leggenda” egemonica fine a sé stessa.
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