venerdì 10 maggio 2013
Dopo la tragicomica spedizione della Nazionale al Mondiale di Germania, nel '74, che ispirò il bel libro di Giovanni Arpino “Azzurro tenebra”, tutti pensammo a chi avrebbe potuto prendere il posto di Ferruccio Valcareggi, il buon ct affondato dai capricci di Chinaglia e dalle divisioni dei clan Rivera-Mazzola-Anastasi. A quei tempi ero capo dello sport al “Carlino” e mi giovavo di una prestigiosa collaborazione: scriveva per me Fulvio Bernardini e già il giorno dopo la penosa esibizione dell'Italia con la Polonia lo chiamai per chiedergli un pezzo sul tema della crisi. «Chi pensi possa diventare ct? Da che parte cominciare la ricostruzione del Club Italia?». «Scriverei volentieri, amico mio, ma ho preso già un impegno...», mi rispose. «Come? Hai l'esclusiva con noi...». «No, non ti tradisco per un giornale: mi ha chiamato Artemio Franchi per dirmi se accetto io l'incarico di guidare la Nazionale, e ho detto sì... Me paga mejo de te!», concluse ridendo. Il “caso Inter” ha molte somiglianze con la crisi di quella Nazionale e lo chiamerei “Nerazzurro tenebra”. I tazebao che l'altra sera hanno esternato a San Siro la delusione - anche la rabbia - dei tifosi hanno riconosciuto la generosità di Moratti e hanno invece messo sotto accusa lo staff tecnico e quello dirigenziale, chiedendo la ricostruzione dell'Inter a partire dalle fondamenta. Credo che Moratti avrebbe innanzitutto bisogno di mettersi vicino un tecnico/manager alla Ferguson, responsabilizzato su tutti i fronti: uno degli elementi distruttivi del club nerazzurro è la costante ricerca dei colpevoli, raramente dei meritevoli; ci si ferma a Mourinho che ha firmato il Triplete, e non solo come allenatore. Un tecnico siffatto è appena rimasto senza panchina - dico di Jupp Heynckes - e varrebbe la pena considerarlo. Aggiungo che l'altro grande problema dell'Inter è la questione degli infortuni arrivati quest'anno a livelli record. Ho spesso confrontato il Napoli che ha ottenuto ottimi risultati anche - se non soprattutto - per l'esiguo numero di giocatori infortunati, dove a fianco dell'allenatore funziona ottimamente uno staff addetto alla preparazione e alla cura di quelli che giustamente Mazzarri chiama “i titolarissimi”, i sempre presenti, i protagonisti di un perfetto gioco di squadra, e la squadra che lo sfortunato Stramaccioni ha avuto raramente a disposizione. Se Moratti - come si dice - pensa da tempo al tecnico del Napoli è sicuramente per le sue qualità tecniche e tattiche ma anche, immagino, per la straordinaria condizione del suo gruppo che vale, sul campo, quanto la bravura di Edinson Cavani.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI