sabato 11 giugno 2016
Ma come, di nuovo all'Istituto Comprensivo di via Matteo Bandello? Certo, come potrei dire di no a un invito fatto dalle classi elementari e medie che sempre mi arriva in questa stagione? È un piacere incontrare alla fine dell'anno scolastico questi ragazzi che hanno voluto ancora una volta invitarmi ad ascoltare le loro chiacchiere, le risate, e soprattutto le loro poesie.Non possono stare fermi tra i banchi, la vita con le sue promesse, la verità dei giorni, l'attesa del futuro è un turbine di desideri che gira attorno a loro e invita, offre, chiama. Saper godere di questo momento aperto alla fantasia, alla volontà ed a quella certezza che la vita è ancora nelle loro mani, è per me una fortuna. Abbiamo tutti bisogno di serenità per affrontare i fatti dei nostri giorni. Abbiamo tutti bisogno di sorridere quando aprendo la finestra al mattino sappiamo vedere un prato, un bosco, il mare anche se di fronte abbiamo case finite male, un tram che cigola sulle rotaie e sacchi di immondizia al sole. È ancora per noi, ragazzi di una volta, ed è per voi, ragazzi di oggi, ascoltare la voce della bellezza, della pace, della gioia di vivere che ci è stata messa nel cuore l'attimo che siamo nati. Aprire gli occhi allora è stato creare la luce ed il primo grido ci aveva dato l'orgoglio di avere vinto la prima battaglia. Oggi ho visto questi giovanissimi studenti vincere sulla timidezza, sul mettersi in gioco davanti agli adulti che li ascoltavano modulare parole e rime come in un canto. Chiara, Elisa e Sofia se ne andarono abbracciando le coppe d'argento perché avevano lasciato, in mezzo al grande teatro e sopra di noi, il sogno delle loro anime giovani. Mi è sembrato di cogliere tra le righe di alcuni giovani poeti anche un avena di tristezza quasi una mancanza di futuro certo. In realtà non sempre abbiamo saputo prepararli alle difficoltà, né abbiamo raccontato loro che vivere è una avventura che richiede fiducia anche contro le situazioni negative, che pretende un profondo lavoro nell'intimità del proprio animo prima di affrontare il mondo, di scegliere il giusto prima del conveniente, il bene del povero prima del consenso dei potenti, la capacità di perdono anche contro la logica del giorno. Ma i ragazzi scendevano già le scale della scuola, loro grande rifugio, e salutando la Preside e le Maestre che li avevano difesi spendendo tempo, amore e cultura, ridevano per l'improvvisa pioggia che immense nuvole scure trascinavano nel vento.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: