giovedì 29 agosto 2019
Si possono fare viaggi incredibili, nelle canzoni: anche viaggi nel degrado, per provare a immaginarselo e spingere, chissà, qualcuno a venirne fuori. Certi, è vero, sono viaggi “pop”: però sempre necessari, dentro stanze di disperazione. «Quell'insegna al neon dice sì, poi no, è l'incerto stato d'animo che hai: non ce la fai... Vai da uomini che ti rubano dagli occhi l'allegria e non puoi andare via... Nella stanza 26, tra quei fiori che non guardi mai, dove vendi il corpo ad ore, dove amarsi non è amore, e sdraiandoti vai via da te... Nella stanza 26, dove incontri sempre un altro addio, che ferisce il tuo bisogno d'affetto, in un breve contatto che non c'è... ...L'uomo che non vuoi sta bussando alla porta già da un po', ma non aprirai: come rondini, vanno liberi da un corpo stanco ormai, i pensieri che hai... E nella stanza 26, tra quei fiori che non guardi mai, se ti affacci vedi il mare, ricominci a respirare, ti perdi nella sua armonia... E hai il coraggio di andar via! Via da un mondo sporco che non vuoi, da un bacio che non ha tenerezze, non sa di carezze... Nella stanza 26 – metti un fiore tra i capelli, vuoi? – mentre l'alba ti viene incontro, nel profumo del vento...». Bravo, Nek, ad aver osato proporre ai tuoi giovani fan anche un viaggio là: «Nella stanza 26».
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