Nella ricerca agroalimentare internazionale l'Italia fa la sua parte
domenica 9 ottobre 2016
La sostenibilità dell'agricoltura e la fame nel mondo si combattono anche con la ricerca italiana. Non è cosa di oggi: che l'Italia sia impegnata da tempo in attività di sperimentazione agricola in favore dei Paesi in via di sviluppo è noto. Ciò non toglie, tuttavia, che l'attenzione verso questo aspetto dell'agroalimentare debba continuare ad essere alta. Soprattutto in una fase congiunturale come questa, caratterizzata da forti tensioni sui mercati delle cosiddette commodities (i cereali di grande coltivazione), così come da importanti scontri di mercato fra aree produttive diverse, scontri scatenati anche con azioni scorrette dal punto di vista della tutela della salute e del'ambiente. Ricerca dunque, ed ai massimi livelli, da divulgare e soprattutto da applicare. È questo, per esempio, il significato dell'Anno Internazionale delle Leguminose da Granella (www.iyp2016. org) l'iniziativa delle Nazioni Unite che ha l'obiettivo di sostenere la sperimentazione internazionale su queste coltivazioni ma soprattutto la diffusione e l'applicazione dei risultati. E l'Italia agricola, come si è detto, fa la sua parte anche in questo settore. Basta pensare al progetto di ricerca BEAN_ADAPT , coordinato dall'Università Politecnica delle Marche, finalizzato ad identificare le basi genetiche dell'adattamento all'ambiente del fagiolo che coinvolge prestigiosi centri di ricerca americani come le Università di Davis e la Georgia-Athens ma anche istituzioni come il Max Plank Institute di Golm e l'IPK di Gatersleben. Apparentemente una cosa lontana dalla realtà dei campi. In realtà si tratta di una iniziativa importante per capire come mettere più efficacemente le piccole aziende sementiere e gli agricoltori in condizione di usare sementi sempre più adatte al clima in cui devono svilupparsi. Obiettivo finale – è stato spiegato l'altro ieri in un incontro a Montecitorio organizzato dalla cicepresidente della Camera Marina Sereni –, la realizzazione di ciò che i tecnici chiamano sistema multilaterale di accesso e condivisione dei benefici della ricerca. L'attenzione sulle leguminose è poi ovvia: coltivazioni importanti dal punto di vista economico in tutto il mondo, determinanti e cruciali da quello alimentare e ambientale per le aree del Pianeta più in difficoltà. Che di questi temi si sia parlato alla Camera è un buon segno che indica, al di là di una politica gridata ed inefficace, il lavoro che devono fare le istituzioni e la ricerca. All'orizzonte un sogno: non più brevetti di pochi messi a disposizione ad alti costi per tutti gli altri, ma qualcosa di diverso, che possa essere davvero uno strumento efficace per la crescita dei Pvs.
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