Nella Chiesa «liberata» testimone di povertà
giovedì 14 gennaio 2016
San Felice da Nola è venerato come martire, eppure non venne ucciso: questa anomalia si spiega gettando uno sguardo al periodo particolare nel quale si trovò a vivere, cioè nel cuore della transizione dall'epoca delle persecuzioni a quella della libertà di culto con l'edito di Costantino del 313. Lui era di origine siriana, ma era nato a Nola, dove fu collaboratore del vescovo Massimo, il quale si ritirò in un luogo isolato per fuggire dalla persecuzione. Felice, invece, fu catturato e solo miracolosamente sopravvisse alle torture: secondo la tradizione fu salvato da un angelo. Con il cessare delle persecuzioni la comunità lo avrebbe voluto successore di Massimo, ma lui rifiutò, preferendo vivere in totale povertà e ritirato fino alla morte: aveva capito che la Chiesa libera aveva bisogno ancora di testimoni in grado di scelte radicali.Altri santi. Beato Oddone di Novara, monaco (1100-1198); beato Odorico da Pordenone, sacerdote (1265-1331). Letture. 1 Sam 4,1-11; Sal 43; Mc 1,40-45. Ambrosiano. Sir 44,1.15-18; Sal 111; Mc 1,35-45.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI