Nell'armonioso «Transitus animae» la fede e il genio di Lorenzo Perosi
domenica 23 marzo 2008
È stato prima maestro di cappella nella Basilica di San Marco a Venezia e poi "maestro perpetuo" presso la Cappella Sistina in Vaticano, ma ancora oggi Lorenzo Perosi (1872-1956) stenta a vedere riconosciuto il ruolo centrale da lui ricoperto nella storia della musica italiana del XX secolo. In felice quanto coraggiosa controtendenza, da tredici anni la sua cittadina natale, Tortona, dedica all'amato "don Lorenzo" una rassegna concertistica " intitolata "Perosiana" " che mira a ricostruire tassello dopo tassello l'intera traiettoria creativa del sacerdote-compositore piemontese, attraverso prime esecuzioni o prime riprese in tempi moderni, ma anche incisioni discografiche ed edizioni critiche dedicate alle sue più significative pagine sinfoniche, cameristiche e, soprattutto, ai capisaldi del repertorio religioso. Come l'oratorio Transitus animae, scritto nel 1907 e registrato durante la serata inaugurale della XII edizione del Festival nell'interpretazione offerta, sotto la direzione di Arturo Sacchetti, dal mezzosoprano Lucia Bini, dal Coro "Johann Sebastian Bach" di Milano e dall'Orchestra Sinfonica Classica di Alessandria (cd pubblicato da Bongiovanni e distribuito da Jupiter).
«Giunta l'Anima al passaggio supremo implora la misericordia divina, mentre il coro canta le preci degli agonizzanti. L'intercessione della Vergine Santissima è invocata da un coro di soprani e contralti. L'Anima passa all'eterna vita, gli angeli la conducono a Dio"»: così scriveva Perosi nelle note di presentazione del Transitus, partitura che, mediante una selezione di testi tratti dalle Sacre Scritture, intende appunto rappresentare il momento dell'estremo passaggio dell'anima all'Aldilà. Tra squarci di luce e di tenebre, canti di lode e trepidanti preghiere, nel gioioso presentimento della gloria della resurrezione si ricompone il maestoso affresco sonoro di un'opera che i primi ascoltatori non esitarono a definire «densa di tenerezza, di abbandono e di consolazione spirituale», di fronte alla quale l'illustre "collega" Umberto Giordano affermò entusiasta: «Dopo molti anni ho udito nuovamente la voce del genio: sono sconvolto e felice». Ma nell'intima convinzione del suo stesso autore, «in Paradiso si ascolterà una musica più bella».
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