martedì 19 aprile 2022
Il silenzio di un borgo sardo, nel lunedì di Pasqua. Il cielo blu e il sole altissimo. Dalle case il silenzio che cala dopo i pranzi delle feste. Il silenzio di Pasquetta nei paesi in Italia è sempre uguale. Al bar tre vecchi, qualche solitario che nessuno ha invitato. Una tv è accesa a basso volume. All'ora di un tg qualcuno pigramente alza lo sguardo. L'ammiraglia "Moskva" che si inclina e affonda, gli spettri anneriti delle case di Mariupol. Pochi ascoltano, nessuno commenta. 55esimo giorno. La guerra logora, si direbbe, anche chi guarda da lontano. Forse abbiamo una capacità di attenzione commisurata alle serie tv. Oppure queste stesse notizie grondano dagli smartphone a ogni ora, e a sera sono già usurate. Infodemia la chiamano: che troppa informazione finisca con l'annientare l'ascoltatore? Crediamo quindi di sapere tutto e invece, temo, non sappiamo niente della vita reale e dei sotterranei dell'acciaieria di Mariupol. E tuttavia, pure col poco che sappiamo, troppe atrocità, troppo male. Non vorremmo più sapere. A tavola con i parenti si parla d'altro: dove vai in vacanza, hai visto i Måneskin? Non è cattiveria, è che come dopo una lunga apnea molti hanno bisogno di un respiro. Di pensare che, comunque, verrà l'estate. Come ogni anno, uguale. Un tarlo insinua: e questa guerra? È un peso muto sospeso nel cielo azzurro, un dubbio indicibile. Infatti, se ne tace.
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