Nel ritrovato «Extremum Judicium» il von Suppé che non ti aspetti
domenica 3 novembre 2013
Non c'è nulla da dire, Franz von Suppé (1819-1895) sapeva il fatto suo: il compositore austriaco, di origine dalmata, ha sempre avuto il dono naturale della melodia di facile presa e un fiuto innegabile per il colpo a effetto. A lui, magistrale autore di operette di grande successo come Cavalleria leggera, Boccaccio o La bella Galatea, non è infatti mai venuta meno la dote di una vena creativa da cui sono sgorgate musiche spesso frizzanti e leggere come le bollicine di uno spumante. Quello che sta invece emergendo di nuovo negli ultimi tempi, grazie al recupero e alla valorizzazione del suo repertorio sacro, è una sorprendente predisposizione verso la potenza drammatica e una solennità espressiva, caratteristiche che stanno in qualche modo ridisegnando il portato artistico della sua opera.In tale ambito, l'ultima riscoperta è avvenuta di recente a Trieste, dove è stato trovato il manoscritto originale di Extremum >Judicium, l'oratorio funebre nato da una radicale revisione di quel Requiem che Suppé aveva ultimato nel 1855 e che costituisce l'ossatura portante anche della nuova partitura, in cui le singole parti della Missa pro >defunctis vengono legate tra loro da ariosi, recitativi e interludi che fungono da introduzione alle singole sezioni.Le cronache del tempo non fanno menzione di alcuna esecuzione del lavoro e con ogni probabilità la registrazione realizzata del Coro dell'Opera di Graz e della Grazer Philharmonisches Orchester sotto la direzione Adriano Martinolli D'Arcy risulta dunque la prima occasione in assoluto per ascoltare l'Extremum >Judicium (2 cd pubblicati da Cpo e distribuiti da Sound and Music). La grande promessa originata dalla mossa vincente del Preludio iniziale – una pagina misteriosa e vibrante, affidata all'organo sulle esplosioni in fortissimo di ottoni e timpani – non viene sempre mantenuta da Suppé in corso d'opera, dove il grandioso affresco corale e strumentale del Giudizio universale si afferma però in tutta la sua dimensione di apocalittica teatralità attraverso brani di austera intensità e nobile fattura, sopra i quali spiccano le brumose atmosfere del Tuba >mirum e l'ispirato Benedictus, impreziosito da un pregevole episodio "a cappella" dei quattro cantanti solisti.​
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