venerdì 3 febbraio 2017

Francesca Cristiano è una splendida bambina di sei anni. Quando ti guarda con quegli occhioni pieni di curiosità e ti sorride, non comprende di certo che in quel nome ed in quel cognome che porta è racchiusa la storia di due famiglie accomunate da una tragedia immane. Suo nonno materno e suo zio paterno sono i due netturbini che all'alba del 24 maggio 1991 furono uccisi in un agguato di chiaro stampo mafioso a Lamezia Terme. Un duplice omicidio che scosse le coscienze per le modalità con cui fu commesso e l'obiettivo: due lavoratori onesti la cui colpa era quella di operare in un settore, quello dei rifiuti, la cui gestione era appetibile per la 'ndrangheta. Da allora per le famiglie di Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano è un peregrinare alla ricerca di una giustizia che, ancora, tarda ad arrivare.


È in quei tragici momenti che Maria, figlia di Francesco, rimasta orfana bambina, e Antonio, fratello di Pasquale, si conoscono. Iniziano a frequentarsi, partecipando alle iniziative organizzate per ricordare i due netturbini. Tra i due nasce qualcosa. Un sentimento che, lentamente, si trasforma in amore. Un legame rinsaldato dal matrimonio prima e dalla nascita di quella piccola, poi, che in sé racchiude anche la voglia di guardare avanti con speranza, nonostante tutto. Ed è per questo che la loro bimba porta con orgoglio il nome di un nonno ed il cognome di uno zio che avevano scelto l'onestà e non il guadagno facile, fatto dalla mano armata del killer che li trucidò con un kalashnikov.

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