venerdì 16 ottobre 2020
Dopo il 1945 non furono poche le iniziative sociali e pedagogiche che accompagnarono la ricostruzione sul fronte delle iniziative di base sociali, cooperative, pedagogiche. Ne ricordiamo alcune. I Centri di orientamento sociale fondati da Aldo Capitini in Umbria e Toscana, che promossero grandi assemblee cittadine nelle piazze per discutere i tanti problemi da risolvere con inediti metodi democratici; il movimento di Comunità attorno ad Adriano Olivetti, a Ivrea e poi nel Sud, specialmente in Basilicata; la scuola per assistenti sociali del Cepas a Roma, fondata da Maria Comandini Calogero e Angela Zucconi, interessata al “lavoro di comunità”; l’Unione nazionale di lotta all’analfabetismo che aveva a capo Anna Lorenzetto; il centro educativo italo–svizzero di Rimini che aveva a capo Margherita Zoebeli (quante donne formidabili inventavano, organizzavano!), dove nacque il Movimento di cooperazione educativa che aveva come base i “metodi della scuola attiva” proposti da Céléstin Freinet e come principale fondatore il maestro Giuseppe Tamagnini da Fano; i Cemea, Centri di esercitazione ai metodi dell’educazione attiva, legati al Mce e in particolare al gruppo di Firenze e a maestri come Aldo Pettini, Dina Parigi, Idana Pescioli, Marcello Trentanove e altri); il lavoro coi bambini promosso a Napoli dalla
socialista Vera Lombardi; Nomadelfia, il villaggio che accoglieva i bambini sopravvissuti alla guerra ma senza famiglia; Danilo Dolci a Partinico; i Focolari di semilibertà per ragazzi difficili fondati da un giovane Giuseppe De Rita; l’Associazione per la libertà della cultura fondata da Ignazio Silone a Roma; eccetera. A Roma, attorno ad Augusto Frassineti, Ebe Flamini, Cecrope Barilli, Giuliana Benzoni, Ernesto Rossi e altri nacque il Movimento di collaborazione civica, che promosse la formazione di giovani operatori pedagogici e sociali, o meglio di veri e nuovi cittadini responsabili, come insisteva Frassineti (l’autore, tra l’altro di un gioiello dell’umorismo italiano, Misteri dei ministeri e altri misteri). Le associazioni romane godevano della possibilità offerta da Marguerite Caetani, finanziatrice tra l’altro della rivista di Bassani “Botteghe Oscure”, di fare i loro corsi di formazione, della durata in genere di dieci giorni, nel castello di Sermoneta di sua proprietà, sopra Latina. E i giovani del Movimento di collaborazione civica organizzavano delle “colonie di vacanza” per i bambini delle borgate nei giardini pubblici di Roma: andandoli a prendere la mattina e riportandoli a casa al tramonto, ogni giorno per un mese. Qualcuno scriverà mai la storia di tutte queste esperienze della nascita della nostra democrazia che la burocrazia statale e lo stesso Vaticano non vedevano di buon’occhio? Rappresentano un pezzo fondamentale della nostra storia civile, di cui sono eredi senza saperlo non poche iniziative di base di questi giorni in tante città italiane, animate da giovani non meno seri di quelli di allora, ma non da altrettanti e comparabili intellettuali.
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