sabato 10 agosto 2019
Ed ecco il nostro tempo con orizzonti incerti, con realtà mai sicuramente definite. Ma forse guardando indietro con maggiore attenzione, rileggendo pagine di vecchi giornali vi troveremmo situazioni incerte come nel tempo di oggi. Allora mi sembrerà giusto scorrere i pensieri scritti su vari foglietti o su carta intestata del presidente del Consiglio, da mio padre, quasi la ricerca di un aiuto, la manifestazione di un suo solitario meditare, la forza di affrontare le difficoltà del giorno cercando nella sua fede la serenità per una decisione da prendere al momento. Foglietti scritti a mano, una traccia del suo pensiero, una meditazione quasi fatta a viva voce. Ma sopra ogni cosa il ricorso all'aiuto del Signore per affrontare un momento di difficoltà della sua vita pubblica dalla quale dipendeva l'equilibrio politico del momento. Leggerli oggi è come riprendere il cammino accanto a quest'uomo cui la vita aveva offerto ancora negli ultimi anni un lavoro pesante e di grande responsabilità. Ogni passo su questa strada richiedeva un impegno forte e coraggioso, una decisione che si proiettava sul futuro di una nazione che allora, dopo tanti anni , stava riprendendo la strada della libertà. Piccoli fogli, molto spesso scritti in latino, lingua che non aveva per lui segreto alcuno, ed altri copiati da letture del momento come un appunto di Guizot che dice: «... In tutte le cose, per compiere i suoi disegni, la Provvidenza chiede coraggio e sacrificio... ed è solo dopo un numero sconosciuto di fatiche ignorate o perdute, dopo che nobili cuori siano caduti nello scoraggiamento... allora soltanto la causa trionfa...». Venticinque sono i foglietti che abbiamo trovato sparsi tra le sue carte, non una particolare raccolta, ma il risultato vivo di un colloquio continuo con se stesso, una meditazione, una richiesta di aiuto al Signore, quasi fosse lì ad ascoltarlo dietro la porta del suo studio al Viminale. «Super viam inimicorum meorum extendis manum tuam», come una richiesta di aiuto in un momento difficile della politica allora così combattuta da forze avverse. In realtà una richiesta di collaborazione, una ricerca di quanto poteva essere giusta la propria strada come in questo breve appunto: «Pensiero sull'egemonia: il poter servire, avere la forza di realizzare, d'imporre l'ordine, di consolidare la democrazia». Attorno a questi appunti si combatteva per mantenere la libertà ottenuta con sacrifici immensi e mantenuta in un clima che risentiva ancora di una guerra perduta, di una povertà da affrontare, di scelte politiche da decidere, di forze contrarie da affrontare con tolleranza, ma con decisione. Ed ecco su un foglietto un breve appunto delle parole di san Paolo ai Corinti: «Anche se non sono consapevole di nessuna colpa non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore e perciò non giudicate prima del tempo...». Mai quindi lavorare per il proprio interesse, ma solo per il bene comune.
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