sabato 6 settembre 2014
Ha riattraversato l'Oceano ed è tornata al suo posto, nel confessionale della chiesa del Giglio, la stola del parroco con la quale una naufraga venezuelana aveva cercato di riscaldarsi la sera del naufragio della Concordia il 13 gennaio 2012.«Eravamo tutti infreddoliti – ricorda Egly Cabrera, agente immobiliare di Margarita (Venezuela) all'agenzia Ansa –. Io ero arrivata a terra con la penultima scialuppa e assieme ad altri ero finita nella chiesa aperta ai naufraghi dal parroco Lorenzo Pascuotti. Avevo indosso solo jeans, una maglietta e ciabatte di plastica. Nella chiesa si gelava. Con la mia amica ci siamo rintanate nel confessionale che ci pareva più caldo. Lì ho visto quella stola e me la sono messa intorno al collo. Poi nella confusione generale mi è rimasta. Alla fine l'ho portata con me in Venezuela ma ho sempre pensato che avrei voluto restituirla e ringraziare quel prete che si era prodigato tanto». E così, a due anni e mezzo da quella terribile notte, Egly è tornata al Giglio per restituire la stola e per ringraziare i gigliesi. «L'emozione – racconta ancora – è stata fortissima. Ho pianto per tutto il volo da Barcellona a Roma e di nuovo ho pianto entrando in chiesa. Il parroco è stato calorosissimo. E così tutti i gigliesi che ho rivisto. Sono persone speciali. In particolare, con una coppia che mi ha accolto e rivestita quella notte, sono rimasta in contatto, li ho rivisti e li ho invitati a venirmi a trovare in Venezuela». Una stola, simbolo del sacerdozio, capace di proteggere e riscaldare il cuore come il «dolce giogo» di Cristo.
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