mercoledì 7 dicembre 2016
Mentre il Paese si spacca sul referendum, c'è n'è un altro che si unisce nel nome della solidarietà. Paolo Attili, produttore di torrone a Camerino, mi dice che è commosso dalla solidarietà degli italiani. Non si aspettava un'attenzione così, fatta di telefonate, contatti, azioni concrete. E m'ha fatto pensare che c'è davvero un'Italia sana, tutt'altro che individualista, al quale la politica in qualche modo avrebbe bisogno di accodarsi. L'altro giorno a Bassano del Grappa, una sala strapiena di gente si è ritrovata nel nome del marchio d'area dei territori del Brenta. E quando ha preso la parola l'organizzatore della serata ci ha tenuto a dire che non c'erano politici presenti. Invece sarebbe stato importante che la politica fosse in mezzo alla gente che si organizza, che tiene vive le identità, che va in Umbria o nelle Marche anche se non glielo ha chiesto nessuno. Alla Prova del Cuoco, la trasmissione di Antonella Clerici in onda ogni giorno su Rai Uno, dove per tutta la settimana sono a presiedere la giuria, c'è un paniere di prodotti dei paesi terremotati, che con la scusa del gioco serve a lanciare un messaggio essenziale: non dimentichiamo. Perché è facile dimenticare nel tourbillon di notizie che ci avvolgono, col vizio che la notizia importante sia sempre quella di una politica stanca, litigiosa, che non sa ritrovarsi su un progetto comune. Si scorda persino la cosa più importante, ossia un Dio che si è fatto uomo, figuriamoci il prossimo, che è poi della stessa natura di quel bimbo nato 2000 e più anni fa. Il prossimo che chiede la compagnia che ci ha fatto un Dio diventato uomo, che ha mangiato e bevuto come noi. Io credo che questa sia l'ora dell'assunzione di responsabilità, che vuol dire partecipazione in prima persona. E il Natale dei consumi, delle luci che accecano ogni riflessione può diventare memoria di quel prossimo che soffre. Basta un semplice gesto. Cucinare un piatto con i prodotti di Umbria e Marche. Un piatto di lenticchie, un ciauscolo, un'amatriciana per dire a se stessi e ai propri figli che non bisogna dimenticare. Solo così un popolo progredisce, abbraccia un limite per ricreare qualcosa di nuovo che può essere anche una coscienza diversa. Questo è l'augurio che faccio a me stesso, mentre aspetto di vivere la cena di Santa Lucia a Padova, lunedì prossimo, con mille persone radunate per scoprire che la festa vera è quella che non dimentica i bisogni del mondo. Poi ci sarà la cena del 17, cucinata dai ragazzi down dell'associazione Amicorum di Cassano Magnago. E poi il 19 al Pala Banco di Brescia con "T'invito a cena" per offrirne una speciale a chi si trova in difficoltà. Vivere tutto ciò è un regalo a se stessi: aiuta a non dimenticare quei pezzi di Italia vera di cui andare orgogliosi.
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