martedì 21 agosto 2018
«I cieli narrano la gloria di Dio» (Sal 19,2). Questa affermazione stupita ha una presa sempre forte sull'orecchio e sul cuore del credente. Qual è l'azione svolta dal cielo? Nella povertà del vocabolario ebraico la radice sãpar ha due significati. Il primo di essi è "contare". Dunque è come se i cieli tenessero l'inventario della gloria divina, non perdessero il conto di tutte le modalità con cui essa si esprime. Il secondo significato è quello di fare un racconto laudativo di qualcosa di grandioso: miracoli, encomi, fama. Questo secondo significato sembra particolarmente persuasivo a proposito dell'azione celeste in gioco. E il contenuto del racconto? La gloria divina. Anche in questo caso si presenta a noi un doppio binario per comprendere. Per quanto riguarda le creature la gloria è da tradurre come splendore, abbondanza di cose preziose che Dio ha posto nel creato. Ecco perché i cieli ne tengono la contabilità, ma non chiusa in registri, al contrario la espongono suscitando meraviglia e riconoscenza. La seconda accezione per il termine "gloria" prospetta la presenza efficace di Dio nei momenti salienti della storia di Israele volgendola ad un esito di successo. Basti ricordare in proposito la prima ricorrenza del termine con questo valore in Es 14,4.17-18 dove Dio dice che mostrerà la sua gloria sul faraone e sul suo esercito. Di tutto questo i cieli sono testimoni e banditori.
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