mercoledì 23 ottobre 2013
In pagina, leggere amenità e pesanti pregiudizi. «Il piccolo Gesù e la chiesa di Diolo»: titolo su "Libero" (19/10, p. 31) ove Egidio Bandini scrive che «Ci sono tre Vangeli apocrifi che raccontano di Cristo fanciullo e sono, ovviamente, banditi dalla Chiesa cattolica…». «Banditi»! Davvero? Lo sventurato continua: «…ma una delle storie la ricordano tutti…». Dunque la Chiesa bandisce, eppure «ricordano tutti»? Forse c'è chi talora scrivendo ha bandito il cervello. Può valere anche, in forma diversa e più illustre, per certe sicurezze teologiche. Per esempio. "Repubblica" (4/10, p. 35) leggo che per Vito Mancuso quando Gesù diceva «Io sono la via, la verità e la vita non intendeva certo con ciò innalzare il suo ego in un supremo narcisismo cosmico, ma prefigurava il suo stile di vita basato sull'amore come ciò che meglio serve l'Essere» Insomma: Gesù non si metteva sullo stesso piano di Dio, o dell'Essere, ma indicava soltanto uno "stile di vita"! Ma allora uno può chiedersi che fine fa l'inno di Filippesi 2, ove leggi che Gesù "pur essendo uguale a Dio" volle "abbassarsi" e "svuotarsi" facendosi uguale agli uomini? E perché Gesù stesso avrebbe detto a Filippo: «Chi vede me, vede anche il Padre mio» (Gv. 14, 9)? O anche «Chi crede in me non morrà in eterno» (Gv. 11, 26)? Sicuri che si tratta solo di modi di dire, superati dalla critica biblica moderna? Le sicurezze di troppo, per deficit di informazione o per eccesso di pregiudizio, potrebbero segnalare forme davvero supreme di vero narcisismo, tra ingenua esibizione giornalistica e pregiudiziale sicumera dottrinale anche su terreni in cui la realtà, magari da 2.000 anni, resiste cocciuta alle teorie dei sapienti di mondo…
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